martedì 27 gennaio 2009

Giorno della Memoria.






Non possiamo e non dobbiamo dimenticare oggi quelle grida di speranza e di aiuto di milioni di persone, sterminate per un violento e sanguinoso pregiudizio.



Vogliamo dire BASTA, MAI più a cose del genere. Nessuno è padrone della propria vita, nessuno può prendersi il diritto di uccidere , di colpire, quei tanti innocenti che alzando le mani al cielo esclamano: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?



Ci bastano poche immagini a far suscitare in noi sentimenti di profonda tristezza ma allo stesso tempo di profonda amarezza e desolazione nei confronti degli autori di questi massacri.



"Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla".. " se dovessi camminare in una valle oscura non temerei alcun male perché tu sei con me". è in questa valle oscura, tenebrosa, fittizia che camminarono milioni di innocenti per i sentieri " del filo spinato" per quei viali dove riecheggiava la Frase: " arbeit macht frein" ( il lavoro rende liberi). Ma dov'era il lavoro? Ma soprattutto dov'era la dignità dell'uomo?. ERA CALPESTATA , dimenticata, tra quei tanti mucchi di scarpe, o tra quei cadaveri esanimi.






Ti prego Signore, mai più nella storia dell'uomo si verifichino cose del genere! Il nostro grido di speranza si unisce al grido di preghiera per quei tanti uccisori. SIGNORE PERDONALI!

lunedì 26 gennaio 2009

Ut unum sint-Che siano una cosa sola!

Settimana di Preghiera per l'unità dei Cristiani




Si è conclusa ieri nella fantastica Basilica di San Paolo Fuori le mura, la Settimana di Preghiera per l'unità tra i cristiani, con i Vespri celebrati da sua Santità Benedetto XVI in presenza di rappresentanti delle varie confessioni religiose.




Un invito forte a seguire Cristo in modo audace e consapevole, a continuare con perseveranza sulla strada della piena unità, ricercando costantemente - sulle orme di colui che fu Apostolo tra le genti - la conversione del cuore, che esige il nostro si davanti a Dio. Lo ha rivolto ieri sera Benedetto XVI alle centinaia di fedeli riuniti nella Basilica di San Paolo fuori le mura, incoraggiandoli a farsi conquistare da Cristo, a correre verso di lui, per iniziare un nuovo cammino:




“In realtà, la conversione di San Paolo non fu un passaggio dall’immoralità alla moralità, da una fede sbagliata ad una fede corretta: fu l’essere conquistato dall’amore di Cristo, la rinuncia alla propria perfezione, fu umiltà di chi si mette senza riserva al servizio di Cristo per i fratelli. E solo in questa rinuncia a noi stessi, in questa conformità con Cristo, possiamo essere uniti anche tra di noi, divenire uno in Cristo. E’ la comunione con il Cristo risorto che ci dona l’unità”.





In un mondo segnato da ogni genere di divisioni e alienazioni, dove - ha ribadito il Papa - spesso prevale il tragico rumore della violenza e delle armi, la forza profetica della parola di Dio, grazie anche all’esempio di San Paolo, non viene meno e ci ripete che la pace, l’unità, la comunione sono possibili, così come il profeta Ezechiele annuncia la riunificazione delle tribù di giuda e di Israele, usando l’immagine simbolica di due legni riuniti in uno nella mano del profeta. La posizione della Chiesa, sull’esempio di San Paolo che sotto l’azione dello Spirito Santo diventa uno strumento eletto della predicazione dell’unità, rimane perciò quella della speranza, radicata - ha affermato Benedetto XVI - nella volontà di Dio di trasformare la frattura e la frammentazione in unità ed integrità, l’odio che procura morte in amore che dà vita:

“Che deve essere segno e strumento di riconciliazione e di pace anche sul piano storico per tutte le nazioni, l’unità che Dio dona alla sua Chiesa e per la quale noi preghiamo, e naturalmente la comunione in senso spirituale nella fede e nella carità. Ma noi sappiamo che questa unità in Cristo è fermento di fraternità anche sul piano sociale, nei rapporti tra le nazioni e per l’intera famiglia umana. Perciò, la nostra preghiera per l’unità e per la pace chiede sempre di essere comprovata da gesti coraggiosi di riconciliazione tra noi cristiani".

Poi, il Papa si è soffermato sulla necessità che i cristiani che vivono in Terra Santa offrano per primi testimonianza di unità nella diversità, che deve essere considerata non un ostacolo bensì una ricchezza:


"Penso ancora alla Terra Santa, quanto è importante che i fedeli che vivono là, come pure i pellegrini che vi si recano, offrano a tutti la testimonianza che la diversità dei riti e delle tradizioni non dovrebbe costituire un ostacolo al mutuo rispetto e alla carità fraterna nelle diversità legittime di tradizione diverse. Dobbiamo cercare l’unità nella fede”.


Esprimendo la necessità di un impegno futuro per trovare nuove vie per la continuazione delle relazioni tra le Chiese e le comunità ecclesiali, il Santo Padre, citando le parole contenute nel Decreto Unitatis Redintegrazio, ha ribadito con forza che un ecumenismo vero è possibile solo attraverso una conversione interiore. Solo il connubio tra conversione, rinnovamento spirituale, carità verso gli altri cristiani può dar vita ad una nuova situazione nelle relazioni ecumeniche:


“Rimane aperto davanti a noi l’orizzonte della piena unità. Si tratta di un compito arduo, ma entusiasmante per i cristiani, che vogliono vivere in sintonia con la preghiera del Signore, che tutti siano uno, affinché il mondo creda. Il Concilio Vaticano II ci ha prospettato che il santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell’unità della Chiesa di Cristo, unica, supera le forze e le doti umane”.






"Lo stesso Signore, che chiamò Saulo sulla via di Damasco, si rivolge ai membri della sua Chiesa – che è una e santa – e chiamando ciascuno per nome domanda: perché mi hai diviso? perché hai ferito l’unità del mio corpo?" (omelia del Papa)


sabato 24 gennaio 2009

Fare esperienza di Gesù.

Fare esperienza con Gesù, non è cosa da poco! L'incontro quotidiano tra la divinità e l'umanità , quest'ultima tipica dell'essere uomo, non può e non deve essere sottovalutato. Ma, mi domando, al mondo d'oggi si fa esperienza con Dio, con Cristo, nell'amore dello Spirito Paraclito? Certamente le risposte possono essere diverse ma lo scenario di un mondo che va sempre più in delirio, ci fa affermare ciò che mai e poi mai vorremmo sentire o pronunciare : IL MONDO SI è DIMENTICATO DI DIO!
Ma la risposta ci viene da Dio, presente anch' essa nella Sacra Scrittura: " Come una madre non si dimentica del proprio bambino così io non mi dimenticherò mai di voi!". è questa la novità dell'essere cristiano: sapere ed essere certi che Dio non può dimenticare i suoi figli, quei figli comprati a così caro prezzo, come ci dice San Paolo. L'amore che Dio ha verso ognuno di noi è un amore nuovo, un amore dalla forma del tutto speciale. Un amore capace di perdonare e di AMARE è quello che Dio ha verso il suo " piccolo gregge".
Agli occhi dei popoli, come narra il Deuteronomio, mai e poi mai, si era visto una così vicinanza di Dio verso il suo popolo. " Sarò con voi ogni volta che mi invocherete". Sì, sono qui. Vi conosco. Vi amo. C'è una strada che da me viene a voi. E c'è una strada che da voi sale a me.
Ma nel corso della storia umana, segnata da così grandi avvenimenti, gioiosi e catastrofici, il popolo Santo di Dio, la stirpe regale, ha pian piano abbandonato le vie di Dio, quelle vie che sono diverse dalle vie umane , come dice il Profeta Isaia. Ma ancora una volta, Dio è stato vicino, perché il suo amore perdura per mille generazione, perché il suo cuore è mite, il giogo imposto da Lui è un giogo soave.
Infine, non ci resta che pregare, pregare ed amare. Amare Dio e amare il prossimo: sia questo il nostro modello di vita! Preghiamo l'Onnipotente che accenda quel fuoco d'amore, affinché bruci i nostri cuori nei nostri petti e ci rendi simili di Cristo, rivestiti dei suoi stessi sentimenti!

venerdì 23 gennaio 2009

Il Vaticano apre i suoi orizzonti sul Web.

Nato il primo Canale Vaticano nel celeberrimo sito di visualizzazione Video,

" You tube".




"Le nuove tecnologie hanno anche aperto la strada al dialogo tra persone di differenti paesi, culture e religioni. La nuova arena digitale, il cosiddetto cyberspace, permette di incontrarsi e di conoscere i valori e le tradizioni degli altri. Simili incontri, tuttavia, per essere fecondi, richiedono forme oneste e corrette di espressione insieme ad un ascolto attento e rispettoso. Il dialogo deve essere radicato in una ricerca sincera e reciproca della verità, per realizzare la promozione dello sviluppo nella comprensione e nella tolleranza. La vita non è un semplice succedersi di fatti e di esperienze: è piuttosto ricerca del vero, del bene e del bello. Proprio per tale fine compiamo le nostre scelte, esercitiamo la nostra libertà e in questo, cioè nella verità, nel bene e nel bello, troviamo felicità e gioia. Occorre non lasciarsi ingannare da quanti cercano semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva soppianta la verità."






giovedì 22 gennaio 2009

Chiedo scusa ufficialmente.


Carissimi amici e lettori, finalmente sono ritornato, dopo un arco di tempo di un anno e passa, quasi due..Certo non ho abbandonato per piacere questo blog, che era nato con tanto entusiasmo, ma ovvi e vari motivi mi hanno impedito a curare questo blog. Stamani un mio carissimo amico che saluto, mi ha ricordato di avere un blog su Blogger e allora ho preso un piccolo impegno, di non lasciare questo ricchissimo blog nel "dimenticatoio" mentre dedico molto tempo a cose che sinceramente non meriterebbero se non un piccolissimo arco di tempo..Spero che quest'arco di tempo non vi abbia fatto dimenticare questo sito. Mi auguro di poterlo trattare per quanto vale.


In Christo omnia vivit.


Vi saluto e vi abbraccio nella fede e nella gioia del Signore Gesù.


il vostro Antonio.


domenica 21 ottobre 2007

Liturgia della Domenica...XXIX Domenica del T.O.

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Anno C

PROPRIO DELLA S. MESSA
tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum
e traduzione italiana delle letture secondo
la traduzione proposta dalle CEI


Domenica 21 ottobre 2007 XXI Domenica dopo Pentecoste


INTRÓITUS
Esth. 13, 9 et 10-11 - In voluntáte tua,
Dómine, univérsa sunt pósita,
et non est qui póssit resístere voluntáti tuæ:
tu enim fecísti ómnia, cælum et térram,
et univérsa quæ cæli ámbitu continéntur:
Dóminus universórum tu es.
Ps. 118, 1. Beáti immaculáti in via:
qui ámbulant in lege Dómini.
Glória Patri..
Esth. 13, 9 et 10-11 - In voluntáte tua

ORÁTIO
Famíliam tuam, quaésumus,
Dómine, contínua pietáte custódi:
ut a cunctis adversitátibus,
te protegénte, sit líbera;
et in bónis áctibus tuo nómini sit devota.
Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium
tuum, qui tecum vívit et regnat in
unitáte Spíritus Sancti, Deus, per
ómnia saécula saeculórum.

EPISTOLA
Léctio Epístolae B. Pauli Ap. ad Ephésios 6, 10-17

Fratelli, per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.
M. - Deo grátias.

GRADUALE
Ps. 89, 1-2 - Dómine, refúgium factus
es nobis, a generatióne et progénie.
Priúsquam montes fíerent,
aut formarétur terra et orbis:
a saéculo, et usque in saéculum tu es Deus.

ALLELÚIA

Allelúia, allelúia.
Ps. 113, 1. In éxitu Israël de Ægýpto,
domus Jacob de pópulo bárbaro. Alleluja.

EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Matthaéum, 18, 23-35
In quel tempo Gesù disse, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello".
M. - Laus tibi Christe.

ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM
Job 1 - Vir erat in terra Hus, nómine Job:
símplex et rectus, ac tímens Deum:
quem Satan pétiit, ut tentáret:
et data est ei potéstas a Dómino
in facultátes, et in carnem ejus:
perdidítque ómnem substántiam
ipsíus, et fílios: carnem quóque
ejus gravi úlcere vulnerávit.

SECRÉTA
Súscipe, Dómine, propítius hóstias:
quibus et te placári voluísti,
et nobis salútem poténti pietáte restítui.
Per Dóminum nostrum
Iesum Christum, Fílium tuum, qui
tecum vívit et regnat in unitáte
Spíritus Sancti, Deus, per ómnia
saécula saeculórum.

PREFAZIO DELLA SS. TRINITÀ

COMMÚNIO

Ps. 118, 81, 84 et 86 - In salutári tuo ánima mea,
et in vérbum tuum sperávi:
quando fácies de persequéntibus me judícium?
iníqui persecúti sunt me, ádjuva me,
Dómine Deus meus.

POSTCOMMÚNIO
Immortalitátis alimóniam
consecúti, quaésumus, Dómine:
ut, quod ore percépimus,
pura mente sectémur. Per Dóminum Iesum
Christum, Fílium tuum, qui tecum
vívit et regnat in unitáte Spíritus
Sancti, Deus, per ómnia saécula
saeculórum.
M. Amen.

LETTURE: Es 17, 8-13a; Sal 120 ; 2 Tm 3, 14 - 4, 2; Lc 18, 1-8

Vangelo Lc 18, 1-8

Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: «C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2007

Tutte le Chiese per tutto il mondo




Cari fratelli e sorelle,

in occasione della prossima Giornata Missionaria Mondiale vorrei invitare l’intero Popolo di Dio - Pastori, sacerdoti, religiosi, religiose e laici - ad una comune riflessione sull’urgenza e sull’importanza che riveste, anche in questo nostro tempo, l’azione missionaria della Chiesa. Non cessano infatti di risuonare, come universale richiamo e accorato appello, le parole con le quali Gesù Cristo, crocifisso e risorto, prima di ascendere al Cielo, affidò agli Apostoli il mandato missionario: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”. Ed aggiunse: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,19-20). Nell’impegnativa opera di evangelizzazione ci sostiene e ci accompagna la certezza che Egli, il padrone della messe, è con noi e guida senza sosta il suo popolo. E’ Cristo la fonte inesauribile della missione della Chiesa. Quest’anno, inoltre, un ulteriore motivo ci spinge a un rinnovato impegno missionario: ricorre infatti il 50° anniversario dell’Enciclica del Servo di Dio Pio XII Fidei donum, con la quale venne promossa e incoraggiata la cooperazione tra le Chiese per la missione ad gentes.

“Tutte le Chiese per tutto il mondo”: questo è il tema scelto per la prossima Giornata Missionaria Mondiale. Esso invita le Chiese locali di ogni Continente a una condivisa consapevolezza circa l’urgente necessità di rilanciare l’azione missionaria di fronte alle molteplici e gravi sfide del nostro tempo. Sono certo mutate le condizioni in cui vive l’umanità, e in questi decenni un grande sforzo è stato compiuto per la diffusione del Vangelo, specialmente a partire dal Concilio Vaticano II. Resta tuttavia ancora molto da fare per rispondere all’appello missionario che il Signore non si stanca di rivolgere ad ogni battezzato. Egli continua a chiamare, in primo luogo, le Chiese cosiddette di antica tradizione, che in passato hanno fornito alle missioni, oltre che mezzi materiali, anche un numero consistente di sacerdoti, religiosi, religiose e laici, dando vita a un’efficace cooperazione fra comunità cristiane. Da questa cooperazione sono scaturiti abbondanti frutti apostolici sia per le giovani Chiese in terra di missione, che per le realtà ecclesiali da cui provenivano i missionari. Dinanzi all’avanzata della cultura secolarizzata, che talora sembra penetrare sempre più nelle società occidentali, considerando inoltre la crisi della famiglia, la diminuzione delle vocazioni e il progressivo invecchiamento del clero, queste Chiese corrono il rischio di rinchiudersi in se stesse, di guardare con ridotta speranza al futuro e di rallentare il loro sforzo missionario. Ma è proprio questo il momento di aprirsi con fiducia alla Provvidenza di Dio, che mai abbandona il suo popolo e che, con la potenza dello Spirito Santo, lo guida verso il compimento del suo eterno disegno di salvezza.

A dedicarsi generosamente alla missio ad gentes il Buon Pastore invita pure le Chiese di recente evangelizzazione. Pur incontrando non poche difficoltà ed ostacoli nel loro sviluppo, queste comunità sono in crescita costante. Alcune abbondano fortunatamente di sacerdoti e di persone consacrate, non pochi dei quali, pur essendo tante le necessità in loco, vengono tuttavia inviati a svolgere il loro ministero pastorale e il loro servizio apostolico altrove, anche nelle terre di antica evangelizzazione. Si assiste in tal modo ad un provvidenziale “scambio di doni”, che ridonda a beneficio dell’intero Corpo mistico di Cristo. Auspico vivamente che la cooperazione missionaria si intensifichi, valorizzando le potenzialità e i carismi di ciascuno. Auspico, inoltre, che la Giornata Missionaria Mondiale contribuisca a rendere sempre più consapevoli tutte le comunità cristiane e ogni battezzato che è universale la chiamata di Cristo a propagare il suo Regno sino agli estremi angoli del pianeta. “La Chiesa è missionaria per natura - scrive Giovanni Paolo II nell’Enciclica Redemptoris missio -, poiché il mandato di Cristo non è qualcosa di contingente e di esteriore, ma raggiunge il cuore stesso della Chiesa. Ne deriva che tutta la Chiesa e ciascuna Chiesa è inviata alle genti. Le stesse Chiese più giovani debbono partecipare quanto prima e di fatto alla missione universale della Chiesa, inviando anch’esse dei missionari a predicare dappertutto nel mondo l’evangelo, anche se soffrono di scarsezza di clero” (n. 61).

A cinquant’anni dallo storico appello del mio predecessore Pio XII con l’Enciclica Fidei donum per una cooperazione tra le Chiese a servizio della missione, vorrei ribadire che l’annuncio del Vangelo continua a rivestire i caratteri dell’attualità e dell’urgenza. Nella citata Enciclica Redemptoris missio, il Papa Giovanni Paolo II, da parte sua, riconosceva che “la missione della Chiesa è più vasta della «comunione tra le Chiese»; questa deve essere orientata anche e soprattutto nel senso della missionarietà specifica” (n. 65). L’impegno missionario resta pertanto, come più volte ribadito, il primo servizio che la Chiesa deve all’umanità di oggi, per orientare ed evangelizzare le trasformazioni culturali, sociali ed etiche; per offrire la salvezza di Cristo all’uomo del nostro tempo, in tante parti del mondo umiliato e oppresso a causa di povertà endemiche, di violenza, di negazione sistematica di diritti umani.

A questa missione universale la Chiesa non può sottrarsi; essa riveste per essa una forza obbligante. Avendo Cristo affidato in primo luogo a Pietro e agli Apostoli il mandato missionario, esso oggi compete anzitutto al Successore di Pietro, che la Provvidenza divina ha scelto come fondamento visibile dell’unità della Chiesa, ed ai Vescovi direttamente responsabili dell’evangelizzazione sia come membri del Collegio episcopale, che come Pastori delle Chiese particolari (cfr Redemptoris missio, 63). Mi rivolgo, pertanto, ai Pastori di tutte le Chiese posti dal Signore a guida dell’unico suo gregge, perché condividano l’assillo dell’annuncio e della diffusione del Vangelo. Fu proprio questa preoccupazione a spingere, cinquant’anni fa, il Servo di Dio Pio XII a rendere la cooperazione missionaria più rispondente alle esigenze dei tempi. Specialmente dinanzi alle prospettive dell’evangelizzazione egli chiese alle comunità di antica evangelizzazione di inviare sacerdoti a sostegno delle Chiese di recente fondazione. Dette vita così a un nuovo “soggetto missionario” che, dalle prime parole dell’Enciclica, trasse appunto il nome di “Fidei donum”. Scrisse in proposito: “Considerando da un lato le schiere innumerevoli di nostri figli che, soprattutto nei Paesi di antica tradizione cristiana, sono partecipi del bene della fede, e dall’altro la massa ancor più numerosa di coloro che tuttora attendono il messaggio della salvezza, sentiamo l’ardente desiderio di esortarvi, Venerabili Fratelli, a sostenere con il vostro zelo la causa santa della espansione della Chiesa nel mondo”. Ed aggiunse: “Voglia Iddio che in seguito al nostro appello lo spirito missionario penetri più a fondo nel cuore di tutti i sacerdoti e, attraverso il loro ministero, infiammi tutti i fedeli” (AAS XLIX 1957, 226).

Rendiamo grazie al Signore per i frutti abbondanti ottenuti da questa cooperazione missionaria in Africa e in altre regioni della terra. Schiere di sacerdoti, dopo aver lasciato le comunità d’origine, hanno posto le loro energie apostoliche al servizio di comunità talora appena nate, in zone di povertà e in via di sviluppo. Tra loro ci sono non pochi martiri che, alla testimonianza della parola e alla dedizione apostolica, hanno unito il sacrificio della vita. Né possiamo dimenticare i molti religiosi, religiose e laici volontari che, insieme ai presbiteri, si sono prodigati per diffondere il Vangelo sino agli estremi confini del mondo. La Giornata Missionaria Mondiale sia occasione per ricordare nella preghiera questi nostri fratelli e sorelle nella fede e quanti continuano a prodigarsi nel vasto campo missionario. Domandiamo a Dio che il loro esempio susciti ovunque nuove vocazioni e una rinnovata consapevolezza missionaria nel popolo cristiano. In effetti, ogni comunità cristiana nasce missionaria, ed è proprio sulla base del coraggio di evangelizzare che si misura l’amore dei credenti verso il loro Signore. Potremmo così dire che, per i singoli fedeli, non si tratta più semplicemente di collaborare all’attività di evangelizzazione, ma di sentirsi essi stessi protagonisti e corresponsabili della missione della Chiesa. Questa corresponsabilità comporta che cresca la comunione tra le comunità e si incrementi l’aiuto reciproco per quanto concerne sia il personale (sacerdoti, religiosi, religiose e laici volontari) che l’utilizzo dei mezzi oggi necessari per evangelizzare.

Cari fratelli e sorelle, il mandato missionario affidato da Cristo agli Apostoli ci coinvolge veramente tutti. La Giornata Missionaria Mondiale sia pertanto occasione propizia per prenderne più profonda coscienza e per elaborare insieme appropriati itinerari spirituali e formativi che favoriscano la cooperazione fra le Chiese e la preparazione di nuovi missionari per la diffusione del Vangelo in questo nostro tempo. Non si dimentichi tuttavia che il primo e prioritario contributo, che siamo chiamati ad offrire all’azione missionaria della Chiesa, è la preghiera. “La messe è molta, ma gli operai sono pochi – dice il Signore -. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe” (Lc 10,2). “In primo luogo - scriveva cinquant’anni or sono il Papa Pio XII di venerata memoria - pregate dunque, Venerabili Fratelli, pregate di più. Ricordatevi degli immensi bisogni spirituali di tanti popoli ancora così lontani dalla vera fede oppure così privi di soccorsi per perseverarvi” (AAS, cit., pag. 240). Ed esortava a moltiplicare le Messe celebrate per le Missioni, osservando che “ciò risponde ai desideri del Signore, che ama la sua Chiesa e la vuole estesa e fiorente in ogni angolo della terra” (ibid., pag. 239).

Cari fratelli e sorelle, rinnovo anch’io questo invito quanto mai attuale. Si estenda in ogni comunità la corale invocazione al “Padre nostro che è nei cieli”, perché venga il suo regno sulla terra. Faccio appello particolarmente ai bambini e ai giovani, sempre pronti a generosi slanci missionari. Mi rivolgo agli ammalati e ai sofferenti, ricordando il valore della loro misteriosa e indispensabile collaborazione all’opera della salvezza. Chiedo alle persone consacrate e specialmente ai monasteri di clausura di intensificare la loro preghiera per le missioni. Grazie all’impegno di ogni credente, si allarghi in tutta la Chiesa la rete spirituale della preghiera a sostegno dell’evangelizzazione. La Vergine Maria, che ha accompagnato con materna sollecitudine il cammino della Chiesa nascente, guidi i nostri passi anche in questa nostra epoca e ci ottenga una nuova Pentecoste di amore. Ci renda, in particolare, consapevoli tutti di essere missionari, inviati cioè dal Signore ad essere suoi testimoni in ogni momento della nostra esistenza. Ai sacerdoti “Fidei donum”, ai religiosi, alle religiose, ai laici volontari impegnati sulle frontiere dell’evangelizzazione, come pure a quanti in vario modo si dedicano all’annuncio del Vangelo assicuro un ricordo quotidiano nella mia preghiera, mentre imparto con affetto a tutti la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 27 Maggio 2007, Solennità di Pentecoste.

BENEDICTUS PP. XVI



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