domenica 14 ottobre 2007

Liturgia della Domenica...XXVIII Domenica del T.O.

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Anno C



PROPRIO DELLA S. MESSA
tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum
e traduzione italiana delle letture secondo
la traduzione proposta dalle CEI
Domenica 14 ottobre 2007
XX Domenica dopo Pentecoste

tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum
e traduzione italiana delle letture secondo
la traduzione proposta dalle CEI

INTRÓITUS

Dan. 3, 31, 29 et 35 - Omnia quae
fecísti nobis, Dómine, in vero
iudício fecísti, quia peccávimus tibi,
et mandátis tuis non obedívimus:
sed da glóriam nómini tuo, et fac
nobíscum secúndum multitúdinem
misericórdiae tuae.
Ps. 118, 1 - Beáti immaculáti in
via: qui ámbulant in lege Dómini.
Glória Patri…
Dan. 3, 31, 29 et 35 - Omnia quae
fecístis nobis,…

ORÁTIO
Largíre, quaésumus, Dómine,
fidélibus tuis indulgéntiam placátus
et pacem: ut páriter ab ómnibus
mundéntur offénsis, et secúra tibi
mente desérviant. Per Dóminum
nostrum Iesum Christum, Fílium
tuum, qui tecum vívit et regnat in
unitáte Spíritus Sancti, Deus, per
ómnia saécula saeculórum.
M. - Amen.

EPISTOLA
Léctio Epístolae B. Pauli Ap. ad Ephésios, 5, 15-21


Fratelli: vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi; profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò inconsiderati, ma sappiate comprendere la volontà di Dio. E non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo. Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.
M. - Deo grátias.

GRADUALE
Ps. 144, 15-16 - Oculi ómnium in
te spérant, Dómine: et tu das illis
escam in tempore opportúno.
Aperis tu manum tuam: et imples
omne ánimal benedictióne.

ALLELÚIA
Allelúia, allelúia.
Ps. 107, 2 - Parátum cor meum,
Deus, parátum cor meum:
cantábo, et psallam tibi, glória
mea. Allelúia.

EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Ioánnem, 4, 46-53


In quel tempo Gesù andò di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. Gesù gli disse: "Se non vedete segni e prodigi, voi non credete". Ma il funzionario del re insistette: "Signore, scendi prima che il mio bambino muoia". Gesù gli risponde: "Và, tuo figlio vive". Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: "Tuo figlio vive!". S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: "Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato". Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: "Tuo figlio vive" e credette lui con tutta la sua famiglia.
M. - Laus tibi Christe.

ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM

Ps. 136, 1 - Super flúmina
Babylónis illic sédimus, et
flévimus: dum recordarémur tui,
Sion.

SECRÉTA
Coeléstem nobis praébeant haec
mystéria, quaésumus, Dómine,
medicínam: et vítia nostri cordis
expúrgent. Per Dóminum nostrum
Iesum Christum, Fílium tuum, qui
tecum vívit et regnat in unitáte
Spíritus Sancti, Deus, per ómnia
saécula saeculórum.
M. - Amen.

PREFAZIO DELLA SS. TRINITÀ


COMMÚNIO
Ps. 118, 49-50 - Meménto verbi tui
servo tuo, Dómine, in quo mihi
spem dedísti: haec me consoláta
est in humilitáte mea.

POSTCOMMÚNIO
Ut sacris, Dómine, reddámur digni
munéribus: fac nos, quaésumus, tuis
semper obedíre mandátis. Per
Dóminum nostrum Iesum
Christum, Fílium tuum, qui tecum
vívit et regnat in unitáte Spíritus
Sancti, Deus, per ómnia saécula
saeculórum.
M. Amen.
LETTURE: 2 Re 5, 14-17; Sal 97; 2 Tm 2, 8-13; Lc 17, 11-19
Vangelo Lc 17, 11-19
Non si è trovato chi tornasse a rendere gloria a Dio all'infuori di questo straniero.
Dal vangelo secondo Luca
Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!».
Il mio nome è glorificato tra le genti
Dal «Commento su Aggeo» di san Cirillo d'Alessandria, vescovo (Cap. 14; PG 71, 1047-1050)
Al tempo della venuta del nostro Salvatore apparve un tempio divino senza alcun confronto più glorioso, più splendido ed eccellente di quello antico. Quanto superiore era la religione di Cristo e del Vangelo al culto dell'antica legge e quanto superiore è la realtà in confronto alla sua ombra, tanto più nobile è il tempio nuovo rispetto all'antico. Penso che si possa aggiungere anche un'altra cosa. Il tempio era unico, quello di Gerusalemme, e il solo popolo di Israele offriva in esso i suoi sacrifici. Ma dopo che l'Unigenito si fece simile a noi, pur essendo «Dio e Signore, nostra luce» (Sal 117, 27), come dice la Scrittura, il mondo intero si è riempito di sacri edifici e di innumerevoli adoratori che onorano il Dio dell'universo con sacrifici ed incensi spirituali. E questo, io penso, è ciò che Malachia profetizzò da parte di Dio: Io sono il grande Re, dice il Signore: grande è il mio nome fra le genti, e in ogni luogo saranno offerti l'incenso e l'oblazione pura (cfr. Ml 1, 11).Da ciò risulta che la gloria dell'ultimo tempio, cioè della Chiesa, sarebbe stata più grande. A quanti lavoravano con impegno e fatica alla sua edificazione, sarà dato dal Salvatore come dono e regalo celeste Cristo, che è la pace di tutti. Noi allora per mezzo di lui potremo presentarci al Padre in un solo Spirito (cfr. Ef 2, 18). Lo dichiara egli stesso quando dice: Darò la pace in questo luogo e la pace dell'anima in premio a chiunque concorrerà a innalzare questo tempio (cfr. Ag 2, 9). Aggiunge: «Vi do la mia pace» (Gv 14, 27). E quale vantaggio questo offra a quanti lo amano, lo insegna san Paolo dicendo: La pace di Cristo, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i vostri cuori e i vostri pensieri (cfr. Fil 4, 7). Anche il saggio Isaia pregava in termini simili: «Signore, ci concederai la pace, poiché tu dai successo a tutte le nostre imprese» (Is 26, 12).A quanti sono stati resi degni una volta della pace di Cristo è facile salvare l'anima loro e indirizzare la volontà a compiere bene quanto richiede la virtù. Perciò a chiunque concorre alla costruzione del nuovo tempio promette la pace. Quanti dunque si adoperano a edificare la Chiesa o che sono messi a capo della famiglia di Dio (cfr. Ef 2, 22) come mistagoghi, cioè come interpreti dei sacri misteri, sono sicuri di conseguire la salvezza. Ma lo sono anche coloro che provvedono al bene della propria anima, rendendosi roccia viva e spirituale (cfr. 1 Cor 10, 4) per il tempio santo, e dimora di Dio per mezzo dello Spirito (cfr. Ef 2, 22).

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