domenica 21 ottobre 2007

Liturgia della Domenica...XXIX Domenica del T.O.

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Anno C

PROPRIO DELLA S. MESSA
tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum
e traduzione italiana delle letture secondo
la traduzione proposta dalle CEI


Domenica 21 ottobre 2007 XXI Domenica dopo Pentecoste


INTRÓITUS
Esth. 13, 9 et 10-11 - In voluntáte tua,
Dómine, univérsa sunt pósita,
et non est qui póssit resístere voluntáti tuæ:
tu enim fecísti ómnia, cælum et térram,
et univérsa quæ cæli ámbitu continéntur:
Dóminus universórum tu es.
Ps. 118, 1. Beáti immaculáti in via:
qui ámbulant in lege Dómini.
Glória Patri..
Esth. 13, 9 et 10-11 - In voluntáte tua

ORÁTIO
Famíliam tuam, quaésumus,
Dómine, contínua pietáte custódi:
ut a cunctis adversitátibus,
te protegénte, sit líbera;
et in bónis áctibus tuo nómini sit devota.
Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium
tuum, qui tecum vívit et regnat in
unitáte Spíritus Sancti, Deus, per
ómnia saécula saeculórum.

EPISTOLA
Léctio Epístolae B. Pauli Ap. ad Ephésios 6, 10-17

Fratelli, per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.
M. - Deo grátias.

GRADUALE
Ps. 89, 1-2 - Dómine, refúgium factus
es nobis, a generatióne et progénie.
Priúsquam montes fíerent,
aut formarétur terra et orbis:
a saéculo, et usque in saéculum tu es Deus.

ALLELÚIA

Allelúia, allelúia.
Ps. 113, 1. In éxitu Israël de Ægýpto,
domus Jacob de pópulo bárbaro. Alleluja.

EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Matthaéum, 18, 23-35
In quel tempo Gesù disse, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello".
M. - Laus tibi Christe.

ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM
Job 1 - Vir erat in terra Hus, nómine Job:
símplex et rectus, ac tímens Deum:
quem Satan pétiit, ut tentáret:
et data est ei potéstas a Dómino
in facultátes, et in carnem ejus:
perdidítque ómnem substántiam
ipsíus, et fílios: carnem quóque
ejus gravi úlcere vulnerávit.

SECRÉTA
Súscipe, Dómine, propítius hóstias:
quibus et te placári voluísti,
et nobis salútem poténti pietáte restítui.
Per Dóminum nostrum
Iesum Christum, Fílium tuum, qui
tecum vívit et regnat in unitáte
Spíritus Sancti, Deus, per ómnia
saécula saeculórum.

PREFAZIO DELLA SS. TRINITÀ

COMMÚNIO

Ps. 118, 81, 84 et 86 - In salutári tuo ánima mea,
et in vérbum tuum sperávi:
quando fácies de persequéntibus me judícium?
iníqui persecúti sunt me, ádjuva me,
Dómine Deus meus.

POSTCOMMÚNIO
Immortalitátis alimóniam
consecúti, quaésumus, Dómine:
ut, quod ore percépimus,
pura mente sectémur. Per Dóminum Iesum
Christum, Fílium tuum, qui tecum
vívit et regnat in unitáte Spíritus
Sancti, Deus, per ómnia saécula
saeculórum.
M. Amen.

LETTURE: Es 17, 8-13a; Sal 120 ; 2 Tm 3, 14 - 4, 2; Lc 18, 1-8

Vangelo Lc 18, 1-8

Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: «C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2007

Tutte le Chiese per tutto il mondo




Cari fratelli e sorelle,

in occasione della prossima Giornata Missionaria Mondiale vorrei invitare l’intero Popolo di Dio - Pastori, sacerdoti, religiosi, religiose e laici - ad una comune riflessione sull’urgenza e sull’importanza che riveste, anche in questo nostro tempo, l’azione missionaria della Chiesa. Non cessano infatti di risuonare, come universale richiamo e accorato appello, le parole con le quali Gesù Cristo, crocifisso e risorto, prima di ascendere al Cielo, affidò agli Apostoli il mandato missionario: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”. Ed aggiunse: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,19-20). Nell’impegnativa opera di evangelizzazione ci sostiene e ci accompagna la certezza che Egli, il padrone della messe, è con noi e guida senza sosta il suo popolo. E’ Cristo la fonte inesauribile della missione della Chiesa. Quest’anno, inoltre, un ulteriore motivo ci spinge a un rinnovato impegno missionario: ricorre infatti il 50° anniversario dell’Enciclica del Servo di Dio Pio XII Fidei donum, con la quale venne promossa e incoraggiata la cooperazione tra le Chiese per la missione ad gentes.

“Tutte le Chiese per tutto il mondo”: questo è il tema scelto per la prossima Giornata Missionaria Mondiale. Esso invita le Chiese locali di ogni Continente a una condivisa consapevolezza circa l’urgente necessità di rilanciare l’azione missionaria di fronte alle molteplici e gravi sfide del nostro tempo. Sono certo mutate le condizioni in cui vive l’umanità, e in questi decenni un grande sforzo è stato compiuto per la diffusione del Vangelo, specialmente a partire dal Concilio Vaticano II. Resta tuttavia ancora molto da fare per rispondere all’appello missionario che il Signore non si stanca di rivolgere ad ogni battezzato. Egli continua a chiamare, in primo luogo, le Chiese cosiddette di antica tradizione, che in passato hanno fornito alle missioni, oltre che mezzi materiali, anche un numero consistente di sacerdoti, religiosi, religiose e laici, dando vita a un’efficace cooperazione fra comunità cristiane. Da questa cooperazione sono scaturiti abbondanti frutti apostolici sia per le giovani Chiese in terra di missione, che per le realtà ecclesiali da cui provenivano i missionari. Dinanzi all’avanzata della cultura secolarizzata, che talora sembra penetrare sempre più nelle società occidentali, considerando inoltre la crisi della famiglia, la diminuzione delle vocazioni e il progressivo invecchiamento del clero, queste Chiese corrono il rischio di rinchiudersi in se stesse, di guardare con ridotta speranza al futuro e di rallentare il loro sforzo missionario. Ma è proprio questo il momento di aprirsi con fiducia alla Provvidenza di Dio, che mai abbandona il suo popolo e che, con la potenza dello Spirito Santo, lo guida verso il compimento del suo eterno disegno di salvezza.

A dedicarsi generosamente alla missio ad gentes il Buon Pastore invita pure le Chiese di recente evangelizzazione. Pur incontrando non poche difficoltà ed ostacoli nel loro sviluppo, queste comunità sono in crescita costante. Alcune abbondano fortunatamente di sacerdoti e di persone consacrate, non pochi dei quali, pur essendo tante le necessità in loco, vengono tuttavia inviati a svolgere il loro ministero pastorale e il loro servizio apostolico altrove, anche nelle terre di antica evangelizzazione. Si assiste in tal modo ad un provvidenziale “scambio di doni”, che ridonda a beneficio dell’intero Corpo mistico di Cristo. Auspico vivamente che la cooperazione missionaria si intensifichi, valorizzando le potenzialità e i carismi di ciascuno. Auspico, inoltre, che la Giornata Missionaria Mondiale contribuisca a rendere sempre più consapevoli tutte le comunità cristiane e ogni battezzato che è universale la chiamata di Cristo a propagare il suo Regno sino agli estremi angoli del pianeta. “La Chiesa è missionaria per natura - scrive Giovanni Paolo II nell’Enciclica Redemptoris missio -, poiché il mandato di Cristo non è qualcosa di contingente e di esteriore, ma raggiunge il cuore stesso della Chiesa. Ne deriva che tutta la Chiesa e ciascuna Chiesa è inviata alle genti. Le stesse Chiese più giovani debbono partecipare quanto prima e di fatto alla missione universale della Chiesa, inviando anch’esse dei missionari a predicare dappertutto nel mondo l’evangelo, anche se soffrono di scarsezza di clero” (n. 61).

A cinquant’anni dallo storico appello del mio predecessore Pio XII con l’Enciclica Fidei donum per una cooperazione tra le Chiese a servizio della missione, vorrei ribadire che l’annuncio del Vangelo continua a rivestire i caratteri dell’attualità e dell’urgenza. Nella citata Enciclica Redemptoris missio, il Papa Giovanni Paolo II, da parte sua, riconosceva che “la missione della Chiesa è più vasta della «comunione tra le Chiese»; questa deve essere orientata anche e soprattutto nel senso della missionarietà specifica” (n. 65). L’impegno missionario resta pertanto, come più volte ribadito, il primo servizio che la Chiesa deve all’umanità di oggi, per orientare ed evangelizzare le trasformazioni culturali, sociali ed etiche; per offrire la salvezza di Cristo all’uomo del nostro tempo, in tante parti del mondo umiliato e oppresso a causa di povertà endemiche, di violenza, di negazione sistematica di diritti umani.

A questa missione universale la Chiesa non può sottrarsi; essa riveste per essa una forza obbligante. Avendo Cristo affidato in primo luogo a Pietro e agli Apostoli il mandato missionario, esso oggi compete anzitutto al Successore di Pietro, che la Provvidenza divina ha scelto come fondamento visibile dell’unità della Chiesa, ed ai Vescovi direttamente responsabili dell’evangelizzazione sia come membri del Collegio episcopale, che come Pastori delle Chiese particolari (cfr Redemptoris missio, 63). Mi rivolgo, pertanto, ai Pastori di tutte le Chiese posti dal Signore a guida dell’unico suo gregge, perché condividano l’assillo dell’annuncio e della diffusione del Vangelo. Fu proprio questa preoccupazione a spingere, cinquant’anni fa, il Servo di Dio Pio XII a rendere la cooperazione missionaria più rispondente alle esigenze dei tempi. Specialmente dinanzi alle prospettive dell’evangelizzazione egli chiese alle comunità di antica evangelizzazione di inviare sacerdoti a sostegno delle Chiese di recente fondazione. Dette vita così a un nuovo “soggetto missionario” che, dalle prime parole dell’Enciclica, trasse appunto il nome di “Fidei donum”. Scrisse in proposito: “Considerando da un lato le schiere innumerevoli di nostri figli che, soprattutto nei Paesi di antica tradizione cristiana, sono partecipi del bene della fede, e dall’altro la massa ancor più numerosa di coloro che tuttora attendono il messaggio della salvezza, sentiamo l’ardente desiderio di esortarvi, Venerabili Fratelli, a sostenere con il vostro zelo la causa santa della espansione della Chiesa nel mondo”. Ed aggiunse: “Voglia Iddio che in seguito al nostro appello lo spirito missionario penetri più a fondo nel cuore di tutti i sacerdoti e, attraverso il loro ministero, infiammi tutti i fedeli” (AAS XLIX 1957, 226).

Rendiamo grazie al Signore per i frutti abbondanti ottenuti da questa cooperazione missionaria in Africa e in altre regioni della terra. Schiere di sacerdoti, dopo aver lasciato le comunità d’origine, hanno posto le loro energie apostoliche al servizio di comunità talora appena nate, in zone di povertà e in via di sviluppo. Tra loro ci sono non pochi martiri che, alla testimonianza della parola e alla dedizione apostolica, hanno unito il sacrificio della vita. Né possiamo dimenticare i molti religiosi, religiose e laici volontari che, insieme ai presbiteri, si sono prodigati per diffondere il Vangelo sino agli estremi confini del mondo. La Giornata Missionaria Mondiale sia occasione per ricordare nella preghiera questi nostri fratelli e sorelle nella fede e quanti continuano a prodigarsi nel vasto campo missionario. Domandiamo a Dio che il loro esempio susciti ovunque nuove vocazioni e una rinnovata consapevolezza missionaria nel popolo cristiano. In effetti, ogni comunità cristiana nasce missionaria, ed è proprio sulla base del coraggio di evangelizzare che si misura l’amore dei credenti verso il loro Signore. Potremmo così dire che, per i singoli fedeli, non si tratta più semplicemente di collaborare all’attività di evangelizzazione, ma di sentirsi essi stessi protagonisti e corresponsabili della missione della Chiesa. Questa corresponsabilità comporta che cresca la comunione tra le comunità e si incrementi l’aiuto reciproco per quanto concerne sia il personale (sacerdoti, religiosi, religiose e laici volontari) che l’utilizzo dei mezzi oggi necessari per evangelizzare.

Cari fratelli e sorelle, il mandato missionario affidato da Cristo agli Apostoli ci coinvolge veramente tutti. La Giornata Missionaria Mondiale sia pertanto occasione propizia per prenderne più profonda coscienza e per elaborare insieme appropriati itinerari spirituali e formativi che favoriscano la cooperazione fra le Chiese e la preparazione di nuovi missionari per la diffusione del Vangelo in questo nostro tempo. Non si dimentichi tuttavia che il primo e prioritario contributo, che siamo chiamati ad offrire all’azione missionaria della Chiesa, è la preghiera. “La messe è molta, ma gli operai sono pochi – dice il Signore -. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe” (Lc 10,2). “In primo luogo - scriveva cinquant’anni or sono il Papa Pio XII di venerata memoria - pregate dunque, Venerabili Fratelli, pregate di più. Ricordatevi degli immensi bisogni spirituali di tanti popoli ancora così lontani dalla vera fede oppure così privi di soccorsi per perseverarvi” (AAS, cit., pag. 240). Ed esortava a moltiplicare le Messe celebrate per le Missioni, osservando che “ciò risponde ai desideri del Signore, che ama la sua Chiesa e la vuole estesa e fiorente in ogni angolo della terra” (ibid., pag. 239).

Cari fratelli e sorelle, rinnovo anch’io questo invito quanto mai attuale. Si estenda in ogni comunità la corale invocazione al “Padre nostro che è nei cieli”, perché venga il suo regno sulla terra. Faccio appello particolarmente ai bambini e ai giovani, sempre pronti a generosi slanci missionari. Mi rivolgo agli ammalati e ai sofferenti, ricordando il valore della loro misteriosa e indispensabile collaborazione all’opera della salvezza. Chiedo alle persone consacrate e specialmente ai monasteri di clausura di intensificare la loro preghiera per le missioni. Grazie all’impegno di ogni credente, si allarghi in tutta la Chiesa la rete spirituale della preghiera a sostegno dell’evangelizzazione. La Vergine Maria, che ha accompagnato con materna sollecitudine il cammino della Chiesa nascente, guidi i nostri passi anche in questa nostra epoca e ci ottenga una nuova Pentecoste di amore. Ci renda, in particolare, consapevoli tutti di essere missionari, inviati cioè dal Signore ad essere suoi testimoni in ogni momento della nostra esistenza. Ai sacerdoti “Fidei donum”, ai religiosi, alle religiose, ai laici volontari impegnati sulle frontiere dell’evangelizzazione, come pure a quanti in vario modo si dedicano all’annuncio del Vangelo assicuro un ricordo quotidiano nella mia preghiera, mentre imparto con affetto a tutti la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 27 Maggio 2007, Solennità di Pentecoste.

BENEDICTUS PP. XVI



© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana

sabato 20 ottobre 2007

Le Nomine del Santo Padre

20.10.2007

RINUNCE E NOMINE
NOMINA DI MEMBRO ORDINARIO DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI

Il Santo Padre ha nominato Membro Ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali il Prof. Luis Ernesto Derbez Bautista, Presidente del Centro di Globalizzazione e Democrazia all’Istituto Tecnologico di Monterrey (Città del Messico).
Prof. Luis Ernesto Derbez Bautist.
Il Prof. Luis Ernesto Derbez Bautista è nato in Messico il 1° aprile 1947, si è laureato all’Università autonoma di San Luis Potosí ed ha conseguito il PhD all’Università dell’Oregon e alla Iowa State University (U.S.A.). Ha iniziato la sua carriera come economista alla World Bank IBRD, dove è stato Responsabile di diverse aree regionali. In seguito è stato consulente indipendente per la stessa World Bank, presso l’ufficio del Messico, e per la Inter-American Devt. Bank a Washington.
Nel 2000 è stato nominato Consigliere di Economia e coordinatore degli Affari Economici del Presidente-eletto del Messico. Nel 2003 è stato eletto Segretario di Stato per gli Affari Esteri e, in questa carica, egli ha ispirato e promosso i due meeting organizzati in Messico in collaborazione con la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali su "Globalizzazione e Giustizia Internazionale" (2004) e "Migrazione Internazionale" (2006).
Il Prof. Derbez ha insegnato in vari Istituti ed Università del Messico e degli U.S.A. ed è stato Vice-Rettore dell’Università delle Americhe, Cholula (Puebla), Messico. Attualmente egli è Presidente del Centro di Globalizzazione e Democrazia all’Istituto Tecnologico di Monterrey (Città del Messico).

[01471-01.01]
[B0544-XX.01]

giovedì 18 ottobre 2007

L'Udienza del Mercoledì di Benedetto XVI

Udienza del 17 ottobre 2007

Cari fratelli e sorelle, questa mattina vi invito a riflettere su sant’Eusebio di Vercelli, il primo Vescovo dell’Italia settentrionale di cui abbiamo notizie sicure. Nato in Sardegna all’inizio del IV secolo, ancora in tenera età si trasferì a Roma con la sua famiglia. Più tardi venne istituito lettore: entrò così a far parte del clero dell’Urbe, in un tempo in cui la Chiesa era gravemente provata dall’eresia ariana. La grande stima che crebbe attorno a Eusebio spiega la sua elezione nel 345 alla cattedra episcopale di Vercelli. Il nuovo Vescovo iniziò subito un’intensa opera di evangelizzazione in un territorio ancora in gran parte pagano, specialmente nelle zone rurali. Ispirato da sant’Atanasio – che aveva scritto la Vita di sant’Antonio, iniziatore del monachesimo in Oriente –, fondò a Vercelli una comunità sacerdotale, simile a una comunità monastica. Questo cenobio diede al clero dell’Italia settentrionale una significativa impronta di santità apostolica, e suscitò figure di Vescovi importanti, come Limenio e Onorato, successori di Eusebio a Vercelli, Gaudenzio a Novara, Esuperanzio a Tortona, Eustasio ad Aosta, Eulogio a Ivrea, Massimo a Torino, tutti venerati dalla Chiesa come santi.Solidamente formato nella fede nicena, Eusebio difese con tutte le forze la piena divinità di Gesù Cristo, definito dal Credo di Nicea "della stessa sostanza" del Padre. A tale scopo si alleò con i grandi Padri del IV secolo – soprattutto con sant’Atanasio, l’alfiere dell’ortodossia nicena – contro la politica filoariana dell’imperatore. Per l’imperatore la più semplice fede ariana appariva politicamente più utile come ideologia dell’impero. Per lui non contava la verità, ma l’opportunità politica: voleva strumentalizzare la religione come legame dell’unità dell’impero. Ma questi grandi Padri resistettero difendendo la verità contro la dominazione della politica. Per questo motivo Eusebio fu condannato all’esilio come tanti altri Vescovi di Oriente e di Occidente: come lo stesso Atanasio, come Ilario di Poiters – di cui abbiamo parlato la scorsa volta – come Osio di Cordova. A Scitopoli in Palestina, dove fu confinato fra il 355 e il 360, Eusebio scrisse una pagina stupenda della sua vita. Anche qui fondò un cenobio con un piccolo gruppo di discepoli, e da qui curò la corrispondenza con i suoi fedeli del Piemonte, come dimostra soprattutto la seconda delle tre Lettere eusebiane riconosciute autentiche. Successivamente, dopo il 360, fu esiliato in Cappadocia e nella Tebaide ove subì gravi maltrattamenti fisici. Nel 361, morto Costanzo II, gli succedette l’imperatore Giuliano, detto l’apostata, che non si interessava al cristianesimo come religione dell’impero, ma voleva semplicemente restaurare il paganesimo. Egli mise fine all’esilio di questi Vescovi e consentì così anche ad Eusebio di riprendere possesso della sua sede. Nel 362 fu invitato da Anastasio a partecipare al Concilio di Alessandria, che decise di perdonare i vescovi ariani purché ritornassero allo stato laicale. Eusebio poté esercitare ancora per una decina d’anni, fino alla morte, il ministero episcopale, realizzando con la sua città un rapporto esemplare, che non mancò di ispirare il servizio pastorale di altri Vescovi dell’Italia settentrionale, dei quali ci occuperemo nelle prossime catechesi, come sant’Ambrogio di Milano e san Massimo di Torino.Il rapporto tra il Vescovo di Vercelli e la sua città è illuminato soprattutto da due testimonianze epistolari. La prima si trova nella Lettera già citata, che Eusebio scrisse dall'esilio di Scitopoli "ai dilettissimi fratelli e ai presbiteri tanto desiderati, nonché ai santi popoli saldi nella fede di Vercelli, Novara, Ivrea e Tortona" (Ep. secunda, CCL 9, p. 104). Queste espressioni iniziali, che segnalano la commozione del buon pastore di fronte al suo gregge, trovano ampio riscontro alla fine della Lettera,nei saluti calorosissimi del padre a tutti e a ciascuno dei suoi figli di Vercelli, con espressioni traboccanti di affetto e di amore.E' da notare anzitutto il rapporto esplicito che lega il Vescovo alle sanctae plebes non solo di Vercellae/Vercelli – la prima e, per qualche anno ancora, l'unica diocesi del Piemonte –, ma anche di Novaria/Novara, Eporedia/Ivrea e Dertona/Tortona, cioè di quelle comunità cristiane che, all'interno della stessa diocesi, avevano raggiunto una certa consistenza e autonomia. Un altro elemento interessante è fornito dal commiato con cui si conclude la Lettera: Eusebio chiede ai suoi figli e alle sue figlie di salutare "anche quelli che sono fuori della Chiesa, e che si degnano di nutrire per noi sentimenti d’amore: etiam hos, qui foris sunt et nos dignantur diligere". Segno evidente che il rapporto del Vescovo con la sua città non era limitato alla popolazione cristiana, ma si estendeva anche a coloro che – al di fuori della Chiesa – ne riconoscevano in qualche modo l'autorità spirituale e amavano quest’uomo esemplare.La seconda testimonianza del singolare rapporto del Vescovo con la sua città proviene dalla Lettera che sant’Ambrogio di Milano scrisse ai Vercellesi intorno al 394, più di vent’anni dopo la morte di Eusebio (Ep. extra collectionem 14: Maur. 63). La Chiesa di Vercelli stava attraversando un momento difficile: era divisa e senza pastore. Con franchezza Ambrogio dichiara di esitare a riconoscere in quei Vercellesi "la discendenza dei santi padri, che approvarono Eusebio non appena l'ebbero visto, senza averlo mai conosciuto prima di allora, dimenticando persino i propri concittadini". Nella stessa Lettera il Vescovo di Milano attesta nel modo più chiaro la sua stima nei confronti di Eusebio: "Un così grande uomo", scrive in modo perentorio, "ben meritò di essere eletto da tutta la Chiesa". L'ammirazione di Ambrogio per Eusebio si fondava soprattutto sul fatto che il Vescovo di Vercelli governava la diocesi con la testimonianza della sua vita: "Con l'austerità del digiuno governava la sua Chiesa". Di fatto anche Ambrogio era affascinato - come egli stesso riconosce - dall'ideale monastico della contemplazione di Dio, che Eusebio aveva perseguito sulle orme del profeta Elia. Per primo – annota Ambrogio – il Vescovo di Vercelli raccolse il proprio clero in vita communis e lo educò all’"osservanza delle regole monastiche, pur vivendo in mezzo alla città". Il Vescovo e il suo clero dovevano condividere i problemi dei concittadini, e lo hanno fatto in modo credibile proprio coltivando al tempo stesso una cittadinanza diversa, quella del Cielo (cfr Eb 13,14). E così hanno realmente costruito una vera cittadinanza, una vera solidarietà comune tra i cittadini di Vercelli.Così Eusebio, mentre faceva sua la causa della sancta plebs di Vercelli, viveva in mezzo alla città come un monaco, aprendo la città verso Dio. Questo tratto, quindi, nulla tolse al suo esemplare dinamismo pastorale. Sembra fra l'altro che egli abbia istituito a Vercelli le pievi per un servizio ecclesiale ordinato e stabile, e che abbia promosso i santuari mariani per la conversione delle popolazioni rurali pagane. Piuttosto, questo "tratto monastico" conferiva una dimensione peculiare al rapporto del Vescovo con la sua città. Come già gli apostoli, per i quali Gesù pregava nella sua Ultima Cena, i Pastori e i fedeli della Chiesa "sono nel mondo" (Gv 17,11), ma non sono "del mondo". Perciò i pastori - ricordava Eusebio - devono esortare i fedeli a non considerare le città del mondo come la loro dimora stabile, ma a cercare la Città futura, la definitiva Gerusalemme del cielo. Questa "riserva escatologica" consente ai pastori e ai fedeli di salvare la scala giusta dei valori, senza mai piegarsi alle mode del momento e alle pretese ingiuste del potere politico in carica. La scala autentica dei valori – sembra dire la vita intera di Eusebio – non viene dagli imperatori di ieri e di oggi, ma viene da Gesù Cristo, l’Uomo perfetto, uguale al Padre nella divinità, eppure uomo come noi. Riferendosi a questa scala di valori, Eusebio non si stanca di "raccomandare caldamente" ai suoi fedeli di "custodire con ogni cura la fede, di mantenere la concordia, di essere assidui nell’orazione" (Ep. secunda, cit.).Cari amici, anch’io vi raccomando con tutto il cuore questi valori perenni, mentre vi saluto e vi benedico con le parole stesse, con cui il santo Vescovo Eusebio concludeva la sua seconda Lettera: "Mi rivolgo a tutti voi, miei fratelli e sante sorelle, figli e figlie, fedeli dei due sessi e di ogni età, perché vogliate... portare il nostro saluto anche a quelli che sono fuori dalla Chiesa, e che si degnano di nutrire per noi sentimenti d’amore" (ibid.).

[01438-01.01] [Testo originale: Italiano] Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i membri della Milizia dell’Immacolata fondata novant’anni fa da S. Massimiliano Maria Kolbe, e li incoraggio a proseguire con rinnovato ardore apostolico nel loro servizio al Vangelo e alla Chiesa. Saluto le Delegate al Capitolo dell’Unione Romana dell’Ordine di Sant’Orsola e assicuro la mia preghiera affinchè l’intero Istituto sia sempre più animato dall’amore di Dio secondo il carisma della fondatrice sant’Angela Merici. Saluto poi le Religiose che prendono parte al Seminario internazionale promosso dall’USMI sul tema della "Tratta di esseri umani", ed auspico che tale incontro rafforzi in tutti la coscienza del valore sacro della vita umana. Saluto con affetto i fedeli, accompagnati dall’Arcivescovo di Lecce Mons. Francesco Ruppi e da altri Presuli, che prendono parte al pellegrinaggio promosso dalle Suore Salesiane dei Sacri Cuori ad un anno dalla canonizzazione di san Filippo Smaldone, apostolo dei sordomuti. Cari amici, vi invito tutti, clero, religiose e fedeli laici a imitare la sua esemplare testimonianza e a seguire fedelmente lo spirito di carità verso i più bisognosi.Rivolgo, infine, il mio pensiero ai malati, agli sposi novelli e ai giovani, specialmente ai ragazzi del dopo-Cresima della Diocesi di Faenza-Modigliana e agli alunni della Fondazione Sacro Cuore di Cesena. Cari amici, il mese di ottobre ci invita a rinnovare la nostra attiva cooperazione alla missione della Chiesa. Ponete pertanto al servizio del Vangelo, voi giovani le fresche energie della giovinezza, voi malati la forza della preghiera e della sofferenza, voi sposi novelli le potenzialità della vita coniugale per offrire un concreto sostegno ai missionari che recano il messaggio cristiano nelle frontiere dell’evangelizzazione.[01448-01.01] [Testo originale: Italiano]APPELLO DEL SANTO PADRE Si celebra oggi la Giornata Mondiale del rifiuto della miseria, riconosciuta dalle Nazioni Unite sotto il titolo di Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà. Quante popolazioni vivono ancora in condizioni di estrema povertà! La disparità tra ricchi e poveri s'è fatta più evidente e inquietante, anche all’interno delle nazioni economicamente più avanzate. Questa situazione preoccupante s'impone alla coscienza dell'umanità, poiché le condizioni in cui versa un gran numero di persone sono tali da offendere la dignità dell’essere umano e da compromettere, conseguentemente, l'autentico ed armonico progresso della comunità mondiale. Incoraggio, pertanto, a moltiplicare gli sforzi per eliminare le cause della povertà e le tragiche conseguenze che ne derivano.[01449-01.01] [Testo originale: Italiano]www.vatican.va

mercoledì 17 ottobre 2007

Le Nomine del Santo Padre

NOMINA DI AUSILIARE DI CURITIBA (BRASILE)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Curitiba (Brasile) il Rev.do Padre João Carlos Seneme, C.S.S., finora Superiore Provinciale della Provincia di "Santa Cruz" dei Padri Stimmatini, assegnandogli la sede titolare vescovile di Albule.
Rev.do Padre João Carlos Seneme, C.S.S.
Il Rev.do Padre João Carlos Seneme, C.S.S., è nato l’11 dicembre 1958 nella città di Gertrudes, nello Stato di São Paulo, diocesi di Piracicaba. Membro della Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesú Cristo (Stimmatini), ha emesso la professione religiosa il 23 gennaio 1982. Ha compiuto gli studi di filosofia e di teologia presso la Pontificia Università Cattolica di Campinas, dove ha conseguito anche il Baccalaureato in Lingue straniere.
Il 15 dicembre 1985 è stato ordinato sacerdote ed ha svolto le seguenti attività: Vicario parrocchiale (1985-1987); Maestro dei Novizi a Uberaba (1988-1995); Responsabile della Comunità Internazionale degli Studenti Stimmatini a Roma (1996-2000); Consigliere e Segretario generale della Congregazione dei Padri Stimmatini, a Roma (2000-2006); dal 2006 è Superiore provinciale della Provincia "Santa Cruz" (Brasile meridionale) con sede a Campinas; i religiosi di questa Provincia svolgono anche attività missionaria nel nordest del Brasile, nel Cile e nell’Uruguay.
[01451-01.01]

Il Papa indice un Concistoro

Ho ora la gioia di annunciare che il 24 novembre prossimo, vigilia della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo, terrò un Concistoro nel quale, derogando di una unità al limite numerico stabilito dal Papa Paolo VI, confermato dal mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II nella Costituzione Apostolica Universi dominici gregis (cfr n. 33), nominerò diciotto Cardinali. Ecco i loro nomi:

1. Mons. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali;
2. Mons. John Patrick Foley, Pro-Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme;
3. Mons. Giovanni Lajolo, Presidente della Pontificia Commissione e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano;
4. Mons. Paul Joseph Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum";
5. Mons. Angelo Comastri, Arciprete della Basilica Vaticana, Vicario Generale per lo S.C.V. e Presidente della Fabbrica di San Pietro;
6. Mons. Stanisław Ryłko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici;
7. Mons. Raffaele Farina, Archivista e Bibliotecario di S.R.C.;
8. Mons. Agustín García-Gasco Vicente, Arcivescovo di Valencia (Spagna);
9. Mons. Seán Baptist Brady, Arcivescovo di Armagh (Irlanda);
10. Mons. Lluís Martínez Sistach, Arcivescovo di Barcellona (Spagna);
11. Mons. André Vingt-Trois, Arcivescovo di Parigi (Francia);
12. Mons. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova (Italia);
13. Mons. Théodore-Adrien Sarr, Arcivescovo di Dakar (Senegal);
14. Mons. Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay (India);
15. Mons. Francisco Robles Ortega, Arcivescovo di Monterrey (Messico);
16. Mons. Daniel N. DiNardo, Arcivescovo di Galveston-Houston (Stati Uniti d’America);
17. Mons. Odilio Pedro Scherer, Arcivescovo di São Paulo (Brasile);
18. Mons. John Njue, Arcivescovo di Nairobi (Kenya).
Desidero inoltre elevare alla dignità cardinalizia tre venerati Presuli e due benemeriti ecclesiastici, particolarmente meritevoli per il loro impegno al servizio della Chiesa:
1. S.B. Emmanuel III Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei;
2. Mons. Giovanni Coppa, Nunzio Apostolico;
3. Mons. Estanislao Esteban Karlic, Arcivescovo emerito di Paraná (Argentina);
4. P. Urbano Navarrete, S.I., già Rettore della Pontificia Università Gregoriana; e
5. P. Umberto Betti, O.F.M., già Rettore della Pontificia Università Lateranense.
* * *
Tra questi ultimi era stato mio desiderio elevare alla porpora anche l’anziano Vescovo Ignacy Jeż, di Koszalin-Kołobrzeg, in Polonia, benemerito Presule, che ieri è improvvisamente mancato.
A lui va la nostra preghiera di suffragio.
* * *
I nuovi Porporati provengono da varie parti del mondo. Nella loro schiera ben si rispecchia l'universalità della Chiesa con la molteplicità dei suoi ministeri: accanto a Presuli benemeriti per il servizio reso alla Santa Sede, vi sono Pastori che spendono le loro energie a diretto contatto con i fedeli.
Altre persone vi sarebbero, a me molto care, che per la loro dedizione al servizio della Chiesa ben meriterebbero di essere elevate alla dignità cardinalizia. Spero di avere in futuro l'opportunità di testimoniare, anche in questo modo, ad esse ed ai Paesi a cui appartengono la mia stima ed il mio affetto.

Affidiamo i nuovi eletti alla protezione di Maria Santissima, chiedendoLe di assisterli nelle rispettive mansioni, affinché sappiano testimoniare con coraggio in ogni circostanza il loro amore per Cristo e per la Chiesa.
[01452-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0536-XX.01]

martedì 16 ottobre 2007

Rosario, Preghiera di Maria

Quinto Mistero Gaudioso
Gesù è ritrovato nel tempio

I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

Oh Maria, piangete perchè avete perduto vostro Figlio per alcuni giorni. Egli si è allontanato dai vostri occhi ma non dal vostro Cuore: non vedete che il puro amoro di cui siete da Lui infiammata, Lo mantiene strettamente unito a Voi? Sappiate che chi ama Dio non può non essere amato da Dio, che ha detto: Amo quelli che mi amano, e attraverso le labbra di San giovanni: Chi rimane nell'amore , dimora in me ed io in lui. Che temete dunque? Perchè piangete? Lasciate le lacrime per me, che tante volte ho perduto Dio per colpa mia, cacciandoLo via dalla mia anima! Ah! Mio Gesù, come ho potuto offenderVi deliberatamente, sapendo che con il peccato VI perdevo? Non vogliato che disperi un cuore che Vi cerca; ma al contrario che si rallegri...(...) Oh Maria con S.Bonaventura vi dico: " Spero in voi, Sovrana mia, non sarò confuso eternamente". Sant'Alfonso Maria dè Liguori, Incarnazione, nascita e infanzia di Gesù Cristo

Il Papa a Napoli

VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A NAPOLI (21 OTTOBRE 2007)
PROGRAMMA

Domenica, 21 ottobre 2007

08.15 Partenza in elicottero dall'eliporto vaticano per Napoli.

09.15 Arrivo sul piazzale della Stazione Marittima nel Porto di Napoli.
Trasferimento in auto panoramica a Piazza del Plebiscito.

09.45 Arrivo in Piazza del Plebiscito.

10.00 CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA in Piazza del Plebiscito a Napoli. Omelia del Santo Padre. RECITA DELL’ANGELUS DOMINI. Parole del Santo Padre.

12.15 Trasferimento in auto panoramica da Piazza del Plebiscito al Seminario arcivescovile a Capodimonte.

13.00 INCONTRO CON I CAPI DELLE DELEGAZIONI CHE PARTECIPANO ALL'INCONTRO INTERNAZIONALE PER LA PACE nell’Aula Magna del Seminario arcivescovile a Capodimonte. Saluto del Santo Padre.

13.30 Pranzo con i Cardinali, i Vescovi della Campania, i partecipanti all’Incontro Internazionale per la Pace e il Seguito Papale nel Seminario arcivescovile a Capodimonte.

16.00 Trasferimento in auto panoramica dal Seminario arcivescovile di Capodimonte al Duomo di Napoli.

16.30 ADORAZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO E VENERAZIONE DELLE RELIQUIE DI SAN GENNARO NELLA CAPPELLA DI SAN GENNARO del Duomo di Napoli.

17.00 Trasferimento in auto panoramica dal Duomo al Piazzale della Stazione Marittima nel Porto di Napoli.

17.30 Partenza in elicottero per il Vaticano.

18.30 Arrivo all’eliporto vaticano.

[01437-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0533-XX.01]

Le Nomine del Santo Padre


NOMINA DI MEMBRI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI
Il Santo Padre ha nominato Membri del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani l’Em.mo Card. Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e l’Ecc.mo Mons. Leonardo Sandri, Arcivescovo tit. di Cittanova, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.
[01434-01.01)
NOMINA DI CONSULTORI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO "COR UNUM"
Il Papa ha nominato Consultori del Pontificio Consiglio "Cor Unum" l’Ecc.mo Mons. Douglas Young (Papua Nuova Guinea); il Rev.do Sacerdote Manfred Ertl (Germania) e gli Illustrissimi Sig. Silverio Agea Rodríguez (Spagna) e Sig.ra Henrietta Tambunting de Villa (Filippine).
[01435-01.01]

L'Angelus del Papa

BENEDETTO XVI
ANGELUS
Piazza San PietroDomenica, 14 ottobre 2007

Cari fratelli e sorelle!
Il Vangelo di questa domenica presenta Gesù che guarisce dieci lebbrosi, dei quali solo uno, samaritano e dunque straniero, torna a ringraziarlo (cfr Lc 17, 11-19). A lui il Signore dice: "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!" (Lc 17, 19). Questa pagina evangelica ci invita ad una duplice riflessione. Innanzitutto fa pensare a due gradi di guarigione: uno, più superficiale, riguarda il corpo; l'altro, più profondo, tocca l'intimo della persona, quello che la Bibbia chiama il "cuore", e da lì si irradia a tutta l'esistenza. La guarigione completa e radicale è la "salvezza". Lo stesso linguaggio comune, distinguendo tra "salute" e "salvezza", ci aiuta a capire che la salvezza è ben più della salute: è infatti una vita nuova, piena, definitiva. Inoltre, qui Gesù, come in altre circostanze, pronuncia l'espressione: "La tua fede ti ha salvato". È la fede che salva l'uomo, ristabilendolo nella sua relazione profonda con Dio, con se stesso e con gli altri; e la fede si esprime nella riconoscenza. Chi, come il samaritano sanato, sa ringraziare, dimostra di non considerare tutto come dovuto, ma come un dono che, anche quando giunge attraverso gli uomini o la natura, proviene ultimamente da Dio. La fede comporta allora l'aprirsi dell'uomo alla grazia del Signore; riconoscere che tutto è dono, tutto è grazia. Quale tesoro è nascosto in una piccola parola: "grazie"!
Gesù guarisce dieci malati di lebbra, infermità allora considerata una "impurità contagiosa" che esigeva una purificazione rituale (cfr Lv 14, 1-37). In verità, la lebbra che realmente deturpa l'uomo e la società è il peccato; sono l'orgoglio e l'egoismo che generano nell'animo umano indifferenza, odio e violenza. Questa lebbra dello spirito, che sfigura il volto dell'umanità, nessuno può guarirla se non Dio, che è Amore. Aprendo il cuore a Dio, la persona che si converte viene sanata interiormente dal male.
"Convertitevi e credete al Vangelo" (cfr Mc 1, 15). Gesù dette inizio alla sua vita pubblica con quest'invito, che continua a risuonare nella Chiesa, tanto che anche la Vergine Santissima nelle sue apparizioni specialmente degli ultimi tempi, ha sempre rinnovato quest'appello. Oggi, pensiamo in particolare a Fátima dove, proprio 90 anni or sono, dal 13 maggio al 13 ottobre 1917, la Vergine apparve ai tre pastorelli: Lucia, Giacinta e Francesco. Grazie ai collegamenti radiotelevisivi, vorrei rendermi spiritualmente presente in quel Santuario mariano, dove il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, ha presieduto a mio nome le celebrazioni conclusive di un così significativo anniversario. Saluto cordialmente lui, gli altri Cardinali e Vescovi presenti, i sacerdoti che lavorano nel Santuario ed i pellegrini venuti da ogni parte del mondo per l'occasione. Alla Madonna chiediamo per tutti i cristiani il dono di una vera conversione, perché sia annunciato e testimoniato con coerenza e fedeltà il perenne messaggio evangelico, che indica all'umanità la via dell'autentica pace.
Dopo l'Angelus:
Esta minha Bênção para quantos rezam comigo a oração do Angelus – fisicamente presentes ou unidos pelos meios de comunicação social – de bom grado a estendo aos peregrinos congregados no Santuário de Fátima, em Portugal. Lá, desde há noventa anos, continuam a ecoar os apelos da Virgem Mãe que chama os seus filhos a viverem a própria consagração baptismal em todos os momentos da existência. Tudo se torna possível e mais fácil, vivendo aquela entrega a Maria feita pelo próprio Jesus na cruz, quando disse: «Mulher, eis o teu filho!». Ela é o refúgio e o caminho que conduz a Deus. Sinal palpável desta entrega é a reza diária do terço. Enquanto saúdo o Senhor Cardeal Legado Tarcisio Bertone, o Senhor Bispo de Leiria-Fátima e todo o Episcopado Português, bem como os demais Bispos presentes e cada um dos peregrinos de Fátima, a todos exorto a renovarem pessoalmente a própria consagração ao Imaculado Coração de Maria e a viverem este acto de culto com uma vida cada vez mais conforme à Vontade divina e em espírito de serviço filial e devota imitação da sua celeste Rainha. Nunca esqueçais o Papa!
Traduzione in italiano:
[Questa mia Benedizione per quanti recitano con me la preghiera dell'Angelus - qui presenti o uniti attraverso i mezzi di comunicazione sociale - di buon grado la estendo ai pellegrini riuniti nel Santuario di Fatima, in Portogallo. Lì, da novant'anni, continuano a risuonare gli appelli della Vergine Madre che chiama i suoi figli a vivere la propria consacrazione battesimale in ogni momento dell'esistenza. Tutto diviene possibile e più facile, vivendo quel dono di sé a Maria fatto dallo stesso Gesù sulla croce, quando disse: "Donna, ecco tuo figlio!". Lei è il rifugio e il cammino che conduce a Dio. Segno tangibile di questo dono di sé è la recita quotidiana del rosario. Mentre saluto il Cardinale Legato Tarcisio Bertone, il Vescovo di Leiria-Fátima e tutto l'Episcopato Portoghese, e anche gli altri Vescovi presenti e tutti i pellegrini di Fatima, esorto tutti a rinnovare personalmente la propria consacrazione all'Immacolato Cuore di Maria e a vivere questo atto di culto con una vita sempre più conforme alla Volontà divina e in spirito di servizio filiale e devota imitazione della sua celeste Regina. Non dimenticate mai il Papa!]
Je salue cordialement les pèlerins de langue française présents à cette prière mariale, en particulier les membres de la Famille missionnaire de Notre-Dame. Comme le souligne la liturgie de ce dimanche, Jésus manifeste la volonté de salut de Dieu en nous guérissant de toutes nos misères, de notre péché. N’oublions jamais de revenir vers lui et de lui exprimer notre action de grâces pour les merveilles qu’il ne cesse d’accomplir en nous. Que Dieu vous bénisse !
I warmly welcome the English-speaking visitors present at this Angelus. In today’s Gospel our Lord takes pity on the lepers, cleansing them of their infirmities and reminding us all of his desire to heal those who suffer. During your time in Rome may God bless you with the saving power of his peace and love.
Mit Freude heiße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher willkommen. Besonders begrüße ich heute die Musiker, Förderer und Gäste des Internationalen Festivals der Stiftung Pro Musica e Arte Sacra, die Chorgemeinschaft Pörtner aus dem Westerwald und den Singkreis Bad Hofgastein. Im Tagesgebet dieses Sonntags bitten wir Gott um seine Gnade, damit wir sein Wort im Herzen bewahren und immer bereit sind, das Gute zu tun. Die selige Jungfrau Maria sei uns dabei Vorbild und Helferin. - Der Herr segne euch und eure Familien!
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana, especialmente al grupo de la Parroquia San Felipe Neri, de Orizaba, México. Que el gozo por la salvación, que el Señor ha traído al mundo, inunde los corazones y los hogares y nos lleve a darle gracias incesantemente por este don inigualable. Feliz domingo.
Srdečne pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne z farnosti svätého Michala v Naháči. Bratia a sestry, prajem vám požehnaný pobyt v Ríme. S láskou žehnám vás a vaše rodiny. Pochválený buď Ježiš Kristus!
[Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente dalla Parrocchia di San Michele a Naháč. Fratelli e sorelle, vi auguro un buon soggiorno a Roma. Con affetto benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!]
Pozdrawiam Polaków. Dziś Kościół w Polsce obchodzi „Dzień Papieski". Jest to szczególny czas modlitwy o beatyfikację Sługi Bożego Jana Pawła II, refleksji nad jego nauczaniem i podejmowania dzieł miłosierdzia zgodnie z jego zachętą. Duchowo włączam się w tę inicjatywę i serdecznie wszystkim błogosławię.
[Saluto i polacchi. Oggi la Chiesa in Polonia celebra la « Giornata del Papa». E’ un particolare tempo di preghiera per la beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II, di riflessione sul suo insegnamento e di azione caritativa secondo la sua sollecitazione. Spiritualmente mi associo a questa iniziativa e di cuore benedico tutti.]
Continuano a giungere quotidianamente dall'Iraq gravi notizie di attentati e violenze, che scuotono la coscienza di quanti hanno a cuore il bene di quel Paese e la pace nella Regione. Tra queste, apprendo oggi la notizia del sequestro di due buoni sacerdoti dell'Arcidiocesi siro-cattolica di Mossul, minacciati di morte. Faccio appello ai rapitori perché rilascino prontamente i due religiosi e, nel ribadire ancora una volta che la violenza non risolve le tensioni, elevo al Signore un'accorata preghiera per la loro liberazione, per quanti soffrono violenza e per la pace.
Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare al folto gruppo venuto da Desio nel 150° anniversario della nascita del Papa Pio XI. Saluto inoltre i fedeli di Lamezia Terme, Altamura e Padova, come pure l'Associazione Musici e Sbandieratori di Floridia. A tutti auguro una buona domenica.

© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana

domenica 14 ottobre 2007

Liturgia della Domenica...XXVIII Domenica del T.O.

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Anno C



PROPRIO DELLA S. MESSA
tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum
e traduzione italiana delle letture secondo
la traduzione proposta dalle CEI
Domenica 14 ottobre 2007
XX Domenica dopo Pentecoste

tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum
e traduzione italiana delle letture secondo
la traduzione proposta dalle CEI

INTRÓITUS

Dan. 3, 31, 29 et 35 - Omnia quae
fecísti nobis, Dómine, in vero
iudício fecísti, quia peccávimus tibi,
et mandátis tuis non obedívimus:
sed da glóriam nómini tuo, et fac
nobíscum secúndum multitúdinem
misericórdiae tuae.
Ps. 118, 1 - Beáti immaculáti in
via: qui ámbulant in lege Dómini.
Glória Patri…
Dan. 3, 31, 29 et 35 - Omnia quae
fecístis nobis,…

ORÁTIO
Largíre, quaésumus, Dómine,
fidélibus tuis indulgéntiam placátus
et pacem: ut páriter ab ómnibus
mundéntur offénsis, et secúra tibi
mente desérviant. Per Dóminum
nostrum Iesum Christum, Fílium
tuum, qui tecum vívit et regnat in
unitáte Spíritus Sancti, Deus, per
ómnia saécula saeculórum.
M. - Amen.

EPISTOLA
Léctio Epístolae B. Pauli Ap. ad Ephésios, 5, 15-21


Fratelli: vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi; profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò inconsiderati, ma sappiate comprendere la volontà di Dio. E non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo. Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.
M. - Deo grátias.

GRADUALE
Ps. 144, 15-16 - Oculi ómnium in
te spérant, Dómine: et tu das illis
escam in tempore opportúno.
Aperis tu manum tuam: et imples
omne ánimal benedictióne.

ALLELÚIA
Allelúia, allelúia.
Ps. 107, 2 - Parátum cor meum,
Deus, parátum cor meum:
cantábo, et psallam tibi, glória
mea. Allelúia.

EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Ioánnem, 4, 46-53


In quel tempo Gesù andò di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. Gesù gli disse: "Se non vedete segni e prodigi, voi non credete". Ma il funzionario del re insistette: "Signore, scendi prima che il mio bambino muoia". Gesù gli risponde: "Và, tuo figlio vive". Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: "Tuo figlio vive!". S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: "Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato". Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: "Tuo figlio vive" e credette lui con tutta la sua famiglia.
M. - Laus tibi Christe.

ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM

Ps. 136, 1 - Super flúmina
Babylónis illic sédimus, et
flévimus: dum recordarémur tui,
Sion.

SECRÉTA
Coeléstem nobis praébeant haec
mystéria, quaésumus, Dómine,
medicínam: et vítia nostri cordis
expúrgent. Per Dóminum nostrum
Iesum Christum, Fílium tuum, qui
tecum vívit et regnat in unitáte
Spíritus Sancti, Deus, per ómnia
saécula saeculórum.
M. - Amen.

PREFAZIO DELLA SS. TRINITÀ


COMMÚNIO
Ps. 118, 49-50 - Meménto verbi tui
servo tuo, Dómine, in quo mihi
spem dedísti: haec me consoláta
est in humilitáte mea.

POSTCOMMÚNIO
Ut sacris, Dómine, reddámur digni
munéribus: fac nos, quaésumus, tuis
semper obedíre mandátis. Per
Dóminum nostrum Iesum
Christum, Fílium tuum, qui tecum
vívit et regnat in unitáte Spíritus
Sancti, Deus, per ómnia saécula
saeculórum.
M. Amen.
LETTURE: 2 Re 5, 14-17; Sal 97; 2 Tm 2, 8-13; Lc 17, 11-19
Vangelo Lc 17, 11-19
Non si è trovato chi tornasse a rendere gloria a Dio all'infuori di questo straniero.
Dal vangelo secondo Luca
Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!».
Il mio nome è glorificato tra le genti
Dal «Commento su Aggeo» di san Cirillo d'Alessandria, vescovo (Cap. 14; PG 71, 1047-1050)
Al tempo della venuta del nostro Salvatore apparve un tempio divino senza alcun confronto più glorioso, più splendido ed eccellente di quello antico. Quanto superiore era la religione di Cristo e del Vangelo al culto dell'antica legge e quanto superiore è la realtà in confronto alla sua ombra, tanto più nobile è il tempio nuovo rispetto all'antico. Penso che si possa aggiungere anche un'altra cosa. Il tempio era unico, quello di Gerusalemme, e il solo popolo di Israele offriva in esso i suoi sacrifici. Ma dopo che l'Unigenito si fece simile a noi, pur essendo «Dio e Signore, nostra luce» (Sal 117, 27), come dice la Scrittura, il mondo intero si è riempito di sacri edifici e di innumerevoli adoratori che onorano il Dio dell'universo con sacrifici ed incensi spirituali. E questo, io penso, è ciò che Malachia profetizzò da parte di Dio: Io sono il grande Re, dice il Signore: grande è il mio nome fra le genti, e in ogni luogo saranno offerti l'incenso e l'oblazione pura (cfr. Ml 1, 11).Da ciò risulta che la gloria dell'ultimo tempio, cioè della Chiesa, sarebbe stata più grande. A quanti lavoravano con impegno e fatica alla sua edificazione, sarà dato dal Salvatore come dono e regalo celeste Cristo, che è la pace di tutti. Noi allora per mezzo di lui potremo presentarci al Padre in un solo Spirito (cfr. Ef 2, 18). Lo dichiara egli stesso quando dice: Darò la pace in questo luogo e la pace dell'anima in premio a chiunque concorrerà a innalzare questo tempio (cfr. Ag 2, 9). Aggiunge: «Vi do la mia pace» (Gv 14, 27). E quale vantaggio questo offra a quanti lo amano, lo insegna san Paolo dicendo: La pace di Cristo, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i vostri cuori e i vostri pensieri (cfr. Fil 4, 7). Anche il saggio Isaia pregava in termini simili: «Signore, ci concederai la pace, poiché tu dai successo a tutte le nostre imprese» (Is 26, 12).A quanti sono stati resi degni una volta della pace di Cristo è facile salvare l'anima loro e indirizzare la volontà a compiere bene quanto richiede la virtù. Perciò a chiunque concorre alla costruzione del nuovo tempio promette la pace. Quanti dunque si adoperano a edificare la Chiesa o che sono messi a capo della famiglia di Dio (cfr. Ef 2, 22) come mistagoghi, cioè come interpreti dei sacri misteri, sono sicuri di conseguire la salvezza. Ma lo sono anche coloro che provvedono al bene della propria anima, rendendosi roccia viva e spirituale (cfr. 1 Cor 10, 4) per il tempio santo, e dimora di Dio per mezzo dello Spirito (cfr. Ef 2, 22).

sabato 13 ottobre 2007

La Parola del Papa

VISITA AL PONTIFICIO ISTITUTO DI MUSICA SACRA DISCORSO DEL SANTO PADRE

Venerati fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
cari Professori ed Allievi
del Pontificio Istituto di Musica Sacra!
Nel memorabile giorno del 21 novembre 1985 il mio amato Predecessore, Papa Giovanni Paolo II, si recò in visita in queste "aedes Sancti Hieronymi de Urbe", dove, sin dalla fondazione, nel 1932, ad opera del Papa Pio XI, un’eletta comunità di monaci benedettini aveva alacremente lavorato alla revisione della Biblia Vulgata. Era il momento in cui, per volontà della Santa Sede, il Pontificio Istituto di Musica Sacra si era qui trasferito, pur conservando nella vecchia sede del Palazzo dell'Apollinare la storica Sala Gregorio XIII, la Sala Accademica o Aula Magna dell'Istituto, che è tuttora, per così dire, il "santuario" ove si svolgono le solenni accademie e i concerti. Il grande organo, donato a Papa Pio XI da M.me Justine Ward nel 1932, è stato ora integralmente restaurato con il generoso contributo del Governo della "Generalitat de Catalunya". Sono lieto di salutare in questo momento i rappresentanti del suddetto Governo qui presenti.
Sono venuto con gioia nella sede didattica del Pontificio Istituto di Musica Sacra, completamente rinnovata. Con questa mia visita vengono inaugurati e benedetti gli imponenti lavori di restauro effettuati in questi ultimi anni per iniziativa della Santa Sede e con il significativo contributo di vari benefattori, tra cui spicca la "Fondazione Pro Musica e Arte Sacra", che ha curato il restauro integrale della Biblioteca. Intendo idealmente inaugurare e benedire anche i restauri effettuati nella Sala Accademica ove, sul palco, accanto al menzionato grande organo, è stato collocato un magnifico pianoforte, dono di Telecom Italia Mobile all'amato Papa Giovanni Paolo II per il "suo" Istituto di Musica Sacra.
Desidero ora esprimere la mia riconoscenza al Signor Cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica e vostro Gran Cancelliere, per le cortesi espressioni augurali che, anche a nome vostro, ha voluto rivolgermi. Confermo volentieri in questa circostanza la mia stima e il mio compiacimento per il lavoro che il Corpo accademico, stretto intorno al Preside, svolge con senso di responsabilità e con apprezzata professionalità. Il mio saluto va a tutti i presenti: i familiari, con i loro bambini, e gli amici che li accompagnano, gli officiali, il personale, gli allievi e i residenti, come pure i rappresentanti della Consociatio Internationalis Musicae Sacrae e della Foederatio Internationalis Pueri Cantores.
Il vostro Pontificio Istituto si sta avviando a grandi passi verso il centenario della sua fondazione ad opera del Santo Pontefice Pio X, il quale eresse nel 1911 con il Breve Expleverunt desiderii la "Scuola Superiore di Musica Sacra"; questa, dopo successivi interventi di Benedetto XV e di Pio XI, divenne poi, con la Costituzione apostolica Deus scientiarum Dominus dello stesso Pio XI, Pontificio Istituto di Musica Sacra, attivamente impegnato anche oggi nell’adempimento della sua missione originaria a servizio della Chiesa universale. Numerosi studenti, qui convenuti da ogni parte del mondo per formarsi nelle discipline della musica sacra, diventano a loro volta formatori nelle rispettive Chiese locali. E quanti sono stati nell'arco di quasi un secolo! Sono lieto in questo momento di rivolgere un caro saluto a chi, nella sua splendida longevità, rappresenta un po’ la "memoria storica" dell'Istituto e impersona tanti altri che qui hanno operato: il Maestro Mons. Domenico Bartolucci.
Mi è caro, in questa sede, rammentare ciò che dispone in merito alla musica sacra il Concilio Vaticano II: muovendosi nella linea di una secolare tradizione, il Concilio afferma che essa "costituisce un tesoro di inestimabile valore che eccelle tra le altre espressioni dell'arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne" (Sacrosanctum Concilium, 112). Quanto è ricca la tradizione biblica e patristica nel sottolineare l'efficacia del canto e della musica sacra per muovere i cuori ed elevarli a penetrare, per così dire, nella stessa intimità della vita di Dio! Ben consapevole di ciò, Giovanni Paolo II osservava che, oggi come sempre, tre caratteristiche distinguono la musica sacra liturgica: la "santità", l’"arte vera", l’"universalità", la possibilità cioè di essere proposta a qualsiasi popolo o tipo di assemblea (cfr chirografo "Mosso dal vivo desiderio" del 22 novembre 2003). Proprio in vista di ciò, l’Autorità ecclesiastica deve impegnarsi ad orientare sapientemente lo sviluppo di un così esigente genere di musica, non "congelandone" il tesoro, ma cercando di inserire nell’eredità del passato le novità valevoli del presente, per giungere ad una sintesi degna dell’alta missione ad essa riservata nel servizio divino. Sono certo che il Pontificio Istituto di Musica Sacra, in armonica sintonia con la Congregazione per il Culto Divino, non mancherà di offrire il suo contributo per un "aggiornamento" adatto ai nostri tempi delle preziose tradizioni di cui è ricca la musica sacra. A voi, dunque, carissimi professori ed allievi di questo Pontificio Istituto, affido questo compito esigente ed insieme appassionante, nella consapevolezza che esso costituisce un valore di grande rilevanza per la vita stessa della Chiesa.
Nell’invocare su di voi la materna protezione della Madonna del Magnificat e l’intercessione di San Gregorio Magno e di Santa Cecilia, vi assicuro da parte mia un costante ricordo nella preghiera. Mentre auguro che il nuovo anno accademico che sta per iniziare sia ricolmo di ogni grazia, a tutti imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica.
[01423-01.01] [Testo originale: Italiano]
Al termine del discorso, il Santo Padre esce dalla chiesa e attraversando il chiostro dell’Istituto benedice la lapide che ricorderà la visita. Quindi si reca nella Biblioteca dove vengono mostrate alcune opere. Dopo aver visitato la Biblioteca, il Papa lascia il Pontificio Istituto di Musica Sacra e rientra in Vaticano.

Le Nomine del Santo Padre



Il Santo Padre ha accolto la rinuncia presentata da S.E. Mons. Justo Mullor García, per raggiunti limiti d’età, all’incarico di Presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico S.E. Mons. Beniamino Stella, Arcivescovo tit. di Midila, finora Nunzio Apostolico in Colombia.
[01424-01.01]


Il Papa ha accolto la rinuncia presentata da S.E. Mons. Giovanni De Andrea all’incarico di Vice Presidente dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica (U.L.S.A.) ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico S.E. Mons. Franco Croci, Vescovo tit. di Potenza Picena.
[01425-01.01]

Il Santo Padre ha nominato Delegato della Sezione Ordinaria dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (A.P.S.A.) il Rev.do Mons. Massimo Boarotto, finora Capo Ufficio alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
[01426-01.01]

NOMINA DI CAPO UFFICIO PER GLI ARCHIVI DELL’ETÀ CONTEMPORANEA NELL’ARCHIVIO SEGRETO VATICANO
Il Papa ha nominato Capo Ufficio per gli Archivi dell’Età contemporanea, nell’Archivio Segreto Vaticano, il Rev.do Mons. Gianpietro Rampin, finora Minutante presso la Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.
[01427-01.01]

[B0529-XX.01]

Gaudemus in domino!


La Chiesa oggi, cari Amici, festeggia la Madonna che 90 anni fa apparve per l'ultima volta a Fatima, dando all'umanità intera un messaggio di speranza: " Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà"..Con questi sentimenti in collegamento con Fatima innalziamo alla Nostra Madre una più sincera e filiale preghiera di ringraziamento per le parole di Speranza consegnate al Cuore dei tre Fanciulli..


...Ave Maria Gratia plena...

La Parola del Papa

DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVIAI COMPONENTI DEL CAPITOLO VATICANO
Sala Clementina Lunedì, 8 ottobre 2007


Cari componenti del Capitolo Vaticano!
Da tempo desideravo incontrarvi e colgo volentieri quest'occasione per manifestarvi di persona la mia stima e il mio affetto. A ciascuno di voi rivolgo un saluto cordiale. In particolare saluto l'Arciprete, Mons. Angelo Comastri, che ringrazio per le parole con cui ha presentato questa antica e venerabile istituzione. Con lui saluto il Vicario, Mons. Vittorio Lanzani, i Canonici e i Coadiutori. Ho apprezzato che Lei, Signor Arciprete, abbia ricordato la presenza ininterrotta di clero orante nella Basilica Vaticana fin dai tempi di San Gregorio Magno: una presenza continua, volutamente non appariscente, ma fedele e perseverante.
Propriamente tuttavia, voi cari Canonici lo sapete bene, il vostro Capitolo ebbe inizio nel 1053, quando Papa Leone IX confermò all'Arciprete e ai Canonici di San Pietro, stabilitisi nel monastero di Santo Stefano Maggiore, i possessi e i privilegi concessi dai suoi predecessori. Fu poi con il pontificato di Eugenio IV (1145-1153) che il Capitolo acquistò le caratteristiche di una comunità ben strutturata e autonoma. Vi fu, in sostanza, un lungo e graduale passaggio da una struttura monasteriale, posta al servizio della Basilica, all'attuale struttura canonicale. Sotto la guida dell'Arciprete, l'attività del Capitolo Vaticano si è rivolta fin dalle origini a svariati campi di impegno: quello liturgico per la celebrazione corale e per la cura quotidiana dei servizi annessi al culto; il campo amministrativo per la gestione del patrimonio della Basilica e delle chiese filiali; il campo pastorale, nel quale al Capitolo era affidata la cura del rione Borgo; il campo caritativo, in cui il Capitolo svolgeva forme assistenziali proprie e di collaborazione con l'ospedale Santo Spirito ed altre istituzioni. Dal secolo XI fino ad oggi si contano ben 11 Papi che hanno fatto parte del Capitolo Vaticano e tra questi mi piace ricordare in particolare i Papi del Novecento Pio XI e Pio XII. A partire dal secolo XVI, allorché cominciò la costruzione della nuova Basilica - abbiamo celebrato l'anno scorso il 5° centenario della posa della prima pietra - la storia del Capitolo Vaticano si intreccia con quella della Fabbrica di San Pietro, due istituzioni separate, ma unite nella persona dell'Arciprete, che si prende cura di assicurare una reciproca proficua collaborazione.
Nel secolo scorso, specialmente negli ultimi decenni, l'attività del Capitolo nella vita della Basilica Vaticana si è progressivamente orientata verso la riscoperta delle sue vere originarie funzioni, consistenti soprattutto nel ministero della preghiera. Se la preghiera è fondamentale per tutti i cristiani, per voi, cari fratelli, è un compito, per così dire, "professionale". Come ebbi a dire durante il recente viaggio in Austria, la preghiera è servizio al Signore, il quale merita di essere sempre lodato e adorato, ed è al tempo stesso testimonianza per gli uomini. E là dove Dio viene lodato e adorato con fedeltà, la benedizione non manca (cfr Discorso ad Heiligenkreutz, 9 settembre 2007). Ecco quale è la natura propria del Capitolo Vaticano e il contributo che da voi attende il Papa: ricordare con la vostra presenza orante presso la tomba di Pietro che nulla va anteposto a Dio; che la Chiesa è tutta orientata a Lui, alla sua gloria; che il primato di Pietro è al servizio dell'unità della Chiesa e che questa a sua volta è al servizio del disegno salvifico della Santissima Trinità.
Cari e venerati fratelli, confido molto in voi e nel vostro ministero affinché la Basilica di San Pietro possa essere un autentico luogo di preghiera, di adorazione e di lode al Signore. In questo luogo sacro, dove giungono ogni giorno migliaia di pellegrini e turisti da tutto il mondo, più che altrove è necessario che accanto alla tomba di Pietro vi sia una comunità stabile di preghiera, che garantisca continuità con la tradizione e al tempo stesso interceda per le intenzioni del Papa nell'oggi della Chiesa e del mondo. In questa prospettiva invoco su di voi la protezione di San Pietro, di San Giovanni Crisostomo, le cui reliquie sono conservate proprio nella vostra Cappella, e degli altri santi e beati presenti nella Basilica. Su di voi vegli la Vergine Immacolata, la cui effigie da voi venerata nella Cappella del Coro venne incoronata dal beato Pio IX nel 1854 e circondata di stelle cinquanta anni dopo, nel 1904, da San Pio X. Vi ringrazio ancora una volta per lo zelo con cui adempite al vostro compito e, mentre vi assicuro uno speciale ricordo nella Santa Messa, imparto di cuore a voi e ai vostri cari la Benedizione Apostolica.

© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana
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INAUGURAZIONE DEL PORTONE DI BRONZO, A CONCLUSIONE DEI LAVORI DI RESTAURO
DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Venerdì, 12 ottobre 2007

Venerati Fratelli,illustri Signori e Signore,cari fratelli e sorelle!
Ci siamo dati appuntamento in questo luogo che costituisce l’ingresso principale al Palazzo Apostolico, per benedire e inaugurare il Portone di Bronzo completamente restaurato dopo due anni di paziente e ingegnoso lavoro. Si tratta di un evento di per sé non di grande rilievo, ma significativo per la funzione che questo singolare Portone svolge e per i secoli di storia ecclesiale che esso ha visto scorrere. Vi ringrazio pertanto per la vostra presenza e a ciascuno di voi rivolgo il mio cordiale saluto.
Questo Portone fu realizzato da Giovanni Battista Soria e Orazio Censore durante il pontificato di Paolo V, che tra il 1617 e il 1619 volle rinnovare completamente l’intera struttura della Porta Palatii. Nel 1663, dopo il colossale intervento architettonico dovuto al genio di Gian Lorenzo Bernini, esso fu spostato nell’attuale posizione, cioè sulla soglia tra il Colonnato di Piazza San Pietro e il Braccio di Costantino. Usurato dal tempo, si pensò di restaurarlo in occasione del Grande Giubileo del 2000, ma questa operazione di radicale ripristino si è resa possibile solo qualche anno dopo. Il Portone è stato così smontato e non solo accuratamente ricondotto alla sua bellezza originaria secondo i metodi e le tecniche più moderni, bensì anche consolidato con un’anima di acciaio. Ed ora ha ripreso il suo posto e la sua funzione, sotto il bel mosaico raffigurante la Madonna col Bambino tra i Santi Pietro e Paolo.
Proprio perché segna l’accesso alla Casa di colui che il Signore ha chiamato a guidare come Padre e Pastore l’intero Popolo di Dio, questo Portone assume un valore simbolico e spirituale. Lo varcano coloro che vengono per incontrare il Successore di Pietro. Vi transitano pellegrini e visitatori diretti nei vari Uffici del Palazzo Apostolico. Esprimo di cuore l’auspicio che quanti entrano per il Portone di Bronzo possano sentirsi sin dal loro ingresso accolti dall’abbraccio del Papa. La Casa del Papa è aperta a tutti.
Il mio pensiero di apprezzamento e la mia riconoscenza vanno a quanti hanno reso possibile questa urgente e radicale opera di restauro. Prima di tutto a chi ha diretto e realizzato i lavori nelle loro diverse fasi: ai Servizi Tecnici del Governatorato e ai Laboratori di Restauro dei Musei Vaticani, che si sono avvalsi della competenza di ditte specializzate per le parti in legno e in metallo. E’ stato possibile affrontare questo lungo e impegnativo intervento grazie al generoso sostegno finanziario dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro e del Credito Artigiano. Pertanto, esprimo viva gratitudine a questi due Istituti, che hanno voluto così rinnovare un’espressione di fedeltà al Sommo Pontefice e di attenzione ai beni artistici della Santa Sede. Il mio grazie più sincero si estende a quanti, in vario modo, hanno offerto il loro contributo.
Ed ora ai responsabili, alle maestranze ed ai benefattori, come pure a ciascuno di voi qui presenti assicuro un ricordo nella preghiera, mentre con affetto imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana

Rosario, Preghiera di Maria

Quarto Mistero Gaudioso
Gesù è presentato al Tempio



Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele".
Simeone è venuto al tempio spinto dallo Spirito Santo. E tu hai cercatobene Gesù dappertutto cone la Sposa del Cantico dei Cantici.(...) Questo San Simeone lo ha meritato, egli che ha detto: " Adesso puoi lasciare andare il tuo servo". Ha voluto che lo lasciassero partire, libero dai lacci della carne, per stringere Gesù con l'abbraccio del suo cuore.
Sant'Aelred de Rielvaux, Sermoni inediti

giovedì 11 ottobre 2007

L'Udienza del Mercoledì di Benedetto XVI

BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro Mercoledì, 10 ottobre 2007


Sant'Ilario di Poitiers

Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlare di un grande Padre della Chiesa di Occidente, sant'Ilario di Poitiers una delle grandi figure di Vescovi del IV secolo. Nel confronto con gli ariani, che consideravano il Figlio di Dio Gesù una creatura, sia pure eccellente, ma solo creatura, Ilario ha consacrato tutta la sua vita alla difesa della fede nella divinità di Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio come il Padre, che lo ha generato fin dall'eternità.
Non disponiamo di dati sicuri sulla maggior parte della vita di Ilario. Le fonti antiche dicono che nacque a Poitiers, probabilmente verso l'anno 310. Di famiglia agiata, ricevette una solida formazione letteraria, ben riconoscibile nei suoi scritti. Non sembra che sia cresciuto in un ambiente cristiano. Egli stesso ci parla di un cammino di ricerca della verità, che lo condusse man mano al riconoscimento del Dio creatore e del Dio incarnato, morto per darci la vita eterna. Battezzato verso il 345, fu eletto Vescovo della sua città natale intorno al 353-354. Negli anni successivi Ilario scrisse la sua prima opera, il Commento al Vangelo di Matteo. Si tratta del più antico commento in lingua latina che ci sia pervenuto di questo Vangelo. Nel 356 Ilario assiste come Vescovo al sinodo di Béziers, nel sud della Francia, il “sinodo dei falsi apostoli”, come egli stesso lo chiama, dal momento che l'assemblea fu dominata dai vescovi filoariani, che negavano la divinità di Gesù Cristo. Questi “falsi apostoli” chiesero all'imperatore Costanzo la condanna all'esilio del Vescovo di Poitiers. Così Ilario fu costretto a lasciare la Gallia durante l'estate del 356.
Esiliato in Frigia, nell'attuale Turchia, Ilario si trovò a contatto con un contesto religioso totalmente dominato dall'arianesimo. Anche lì la sua sollecitudine di Pastore lo spinse a lavorare strenuamente per il ristabilimento dell'unità della Chiesa, sulla base della retta fede formulata dal Concilio di Nicea. A questo scopo egli avviò la stesura della sua opera dogmatica più importante e conosciuta: il De Trinitate (Sulla Trinità). In essa Ilario espone il suo personale cammino verso la conoscenza di Dio e si preoccupa di mostrare che la Scrittura attesta chiaramente la divinità del Figlio e la sua uguaglianza con il Padre non soltanto nel Nuovo Testamento, ma anche in molte pagine dell'Antico, in cui già appare il mistero di Cristo. Di fronte agli ariani egli insiste sulla verità dei nomi di Padre e di Figlio e sviluppa tutta la sua teologia trinitaria partendo dalla formula del Battesimo donataci dal Signore stesso: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Il Padre e il Figlio sono della stessa natura. E se alcuni passi del Nuovo Testamento potrebbero far pensare che il Figlio sia inferiore al Padre, Ilario offre regole precise per evitare interpretazioni fuorvianti: alcuni testi della Scrittura parlano di Gesù come Dio, altri invece mettono in risalto la sua umanità. Alcuni si riferiscono a Lui nella sua preesistenza presso il Padre; altri prendono in considerazione lo stato di abbassamento (kenosi), la sua discesa fino alla morte; altri, infine, lo contemplano nella gloria della risurrezione. Negli anni del suo esilio Ilario scrisse anche il Libro dei Sinodi, nel quale riproduce e commenta per i suoi confratelli Vescovi della Gallia le confessioni di fede e altri documenti dei sinodi riuniti in Oriente intorno alla metà del IV secolo. Sempre fermo nell'opposizione agli ariani radicali, sant'Ilario mostra uno spirito conciliante nei confronti di coloro che accettavano di confessare che il Figlio era somigliante al Padre nell’essenza, naturalmente cercando di condurli verso la piena fede, secondo la quale non vi è soltanto una somiglianza, ma una vera uguaglianza del Padre e del Figlio nella divinità. Anche questo mi sembra caratteristico: lo spirito di conciliazione che cerca di comprendere quelli che ancora non sono arrivati e li aiuta, con grande intelligenza teologica, a giungere alla piena fede nella divinità vera del Signore Gesù Cristo.
Nel 360 o il 361, Ilario poté finalmente tornare dall’esilio in patria e subito riprese l'attività pastorale nella sua Chiesa, ma l'influsso del suo magistero si estese di fatto ben oltre i confini di essa. Un sinodo celebrato a Parigi nel 360 o nel 361 riprende il linguaggio del Concilio di Nicea. Alcuni autori antichi pensano che questa svolta antiariana dell'episcopato della Gallia sia stata in larga parte dovuta alla fortezza e alla mansuetudine del Vescovo di Poitiers. Questo era appunto il suo dono: coniugare fortezza nella fede e mansuetudine nel rapporto interpersonale. Negli ultimi anni di vita egli compose ancora i Trattati sui Salmi, un commento a cinquantotto Salmi, interpretati secondo il principio evidenziato nell'introduzione dell'opera: «Non c'è dubbio che tutte le cose che si dicono nei Salmi si devono intendere secondo l'annunzio evangelico, in modo che, qualunque sia la voce con cui lo spirito profetico ha parlato, tutto sia comunque riferito alla conoscenza della venuta del Signore nostro Gesù Cristo, incarnazione, passione e regno, e alla gloria e potenza della nostra risurrezione» (Instructio Psalmorum 5). Egli vede in tutti i Salmi questa trasparenza del mistero di Cristo e del suo Corpo che è la Chiesa. In diverse occasioni Ilario si incontrò con san Martino: proprio vicino a Poitiers il futuro Vescovo di Tours fondò un monastero, che esiste ancor oggi. Ilario morì nel 367. La sua memoria liturgica si celebra il 13 gennaio. Nel 1851 il beato Pio IX lo proclamò Dottore della Chiesa.
Per riassumere l’essenziale della sua dottrina, vorrei dire che Ilario trova il punto di partenza della sua riflessione teologica nella fede battesimale. Nel De Trinitate Ilario scrive: Gesù «ha comandato di battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (cfr Mt 28,19), cioè nella confessione dell'Autore, dell'Unigenito e del Dono. Uno solo è l'Autore di tutte le cose, perché uno solo è Dio Padre, dal quale tutto procede. E uno solo il Signore nostro Gesù Cristo, mediante il quale tutto fu fatto (1 Cor 8,6), e uno solo è lo Spirito (Ef 4,4), dono in tutti... In nulla potrà essere trovata mancante una pienezza così grande, in cui convergono nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo l'immensità nell'Eterno, la rivelazione nell'Immagine, la gioia nel Dono» (De Trinitate 2,1). Dio Padre, essendo tutto amore, è capace di comunicare in pienezza la sua divinità al Figlio. Trovo particolarmente bella la seguente formula di sant’Ilario: "Dio non sa essere altro se non amore, non sa essere altro se non Padre. E chi ama non è invidioso, e chi è Padre lo è nella sua totalità. Questo nome non ammette compromessi, quasi che Dio sia padre in certi aspetti, e in altri non lo sia» (ivi 9,61).
Per questo il Figlio è pienamente Dio senza alcuna mancanza o diminuzione: «Colui che viene dal perfetto è perfetto, perché chi ha tutto, gli ha dato tutto» (ivi 2,8). Soltanto in Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, trova salvezza l'umanità. Assumendo la natura umana, Egli ha unito a sé ogni uomo, «si è fatto la carne di tutti noi» (Tractatus in Psalmos 54,9); «ha assunto in sé la natura di ogni carne, e divenuto per mezzo di essa la vite vera, ha in sé la radice di ogni tralcio» (ivi 51,16). Proprio per questo il cammino verso Cristo è aperto a tutti - perché egli ha attirato tutti nel suo essere uomo - anche se è richiesta sempre la conversione personale: «Mediante la relazione con la sua carne, l'accesso a Cristo è aperto a tutti, a patto che si spoglino dell'uomo vecchio (cfr Ef 4,22) e lo inchiodino alla sua croce (cfr Col 2,14); a patto che abbandonino le opere di prima e si convertano, per essere sepolti con lui nel suo battesimo, in vista della vita (cfr Col 1,12; Rm 6,4)» (ivi 91,9).
La fedeltà a Dio è un dono della sua grazia. Perciò sant'Ilario chiede, alla fine del suo trattato sulla Trinità, di potersi mantenere sempre fedele alla fede del battesimo. E’ una caratteristica di questo libro: la riflessione si trasforma in preghiera e la preghiera ritorna riflessione. Tutto il libro è un dialogo con Dio. Vorrei concludere l’odierna catechesi con una di questa preghiere, che diviene così anche preghiera nostra: «Fa’, o Signore - recita Ilario in modo ispirato - che io mi mantenga sempre fedele a ciò che ho professato nel simbolo della mia rigenerazione, quando sono stato battezzato nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Che io adori te, nostro Padre, e insieme con te il tuo Figlio; che io meriti il tuo Spirito Santo, il quale procede da te mediante il tuo Unigenito... Amen» (De Trinitate 12,57).

Saluti:

Je suis heureux d'accueillir ce matin les pèlerins francophones, en particulier le groupe du journal Pèlerin,accompagné par le Cardinal Panafieu, à l'occasion du cent vingt-cinquième anniversaire des pèlerinages en Terre Sainte organisés par les Pères Assomptionnistes. Je salue aussi les pèlerins de Lyon, avec leur archevêque, le Cardinal Barbarin, et son auxiliaire Mgr Giraud, ainsi que les missionnaires brésiliens accompagnés par Mgr Rey, Évêque de Fréjus-Toulon. Je souhaite que, suivant l'enseignement de saint Hilaire de Poitiers, vous puissiez toujours vivre dans la fidélité à la foi de votre Baptême. Avec ma Bénédiction apostolique.

I welcome all the English speaking visitors present today, including members of the Congregation of Holy Cross, participants in the Nato Defence College Senior Course, and the student groups from Scotland and Denmark May your time in Rome be one of spiritual renewal. Upon all of you I invoke God’s abundant blessings of joy and peace.

Mit Freude grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache; unter ihnen die Seminaristen des Bistums Würzburg mit ihrem Bischof Friedhelm Hofmann, Gäste des Collegium Germanicum et Hungaricum, die jungen Musiker von der Humboldt-Universität Berlin mit ihren Gästen und Förderern, die anläßlich der Aufführung der Messe Tu es Petrus nach Rom gekommen sind, sowie die Schulgemeinschaft des Mariengymnasiums Warendorf. Liebe Freunde, der Besuch der Gräber der Apostel hier in Rom erneuere und stärke euch im Glauben an den Dreifaltigen Gott. Dazu schenke euch und uns allen der Herr seine Gnade.

Saludo cordialmente a los visitantes de lengua española. En particular, a los distintos grupos venidos de España, México, Colombia y otros países latinoamericanos. Siguiendo la enseñanza y el ejemplo de san Hilario de Poitiers, pidamos también para nosotros la gracia de permanecer siempre fieles a la fe recibida en el bautismo, y testimoniar con alegría y convicción nuestro amor a Dios Padre, Hijo y Espíritu Santo. Muchas gracias.

A minha saudação amiga para todos os peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente o grupo de São Salvador da Bahia e as Irmãs de Santa Elizabete de Fortaleza: Viestes a Roma venerar as memórias dos Apóstolos e dos Mártires meditando sobre o fim glorioso do seu combate por Cristo, a fim de receberdes a mesma força do Espírito para idênticas batalhas em prol do Evangelho no meio onde o Pai do Céu vos colocou. Sobre vós, vossas famílias e comunidades, desça a minha Bênção Apostólica.

Saluto in lingua ceca:
Srdečně vítám poutníky z Dalečína a okolí! V tomto měsíci říjnu, zasvěceném svatému růženci, vás vybízím k novému ocenění společenství s Pannou Marií, právě prostřednictvím této vznešené modlitby. K tomu vám rád žehnám! Chvála Kristu!
Traduzione italiana:
Do il mio cordiale benvenuto ai pellegrini di Dalečín e dintorni! In questo mese di ottobre, dedicato al Santo Rosario, vi esorto a riscoprire la comunione con la Vergine Maria, per mezzo di questa nobile preghiera. Con tali voti, volentieri vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua croata:
S radošću pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a posebno katedralni zbor iz Đakova, vjernike Hrvatske Katoličke Misije u Švicarskoj te skupinu iz Mostara. Neka vas molitva svete krunice još više učvrsti u vjeri, nadi i ljubavi. Hvaljen Isus i Marija!
Traduzione italiana:
Con gioia saluto i pellegrini croati, particolarmente il coro della cattedrale di Đakovo, i fedeli della Missione Cattolica Croata nella Svizzera ed il gruppo di Mostar. La preghiera del santo rosario vi rinsaldi ancor di più nella fede, nella speranza e nell’amore. Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua polacca:
Witam obecnych tu Polaków. Hilary z Poitiers wzywa nas, abyśmy umacniali się w wierze w Boga Ojca i Syna, i Ducha Świętego. Wiara jest łaską, a ożywia ją modlitwa i świadectwo. Ufam, że nawiedzenie grobów apostolskich będzie dla wszystkich owocnym czasem odnawiania wiary. Niech Bóg wam błogosławi.
Traduzione italiana:
Saluto i polacchi qui presenti. Ilario di Poitiers ci invita a fortificare la nostra fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. La fede è una grazia, e la ravviva la preghiera e la testimonianza. Spero che la visita alle tombe degli Apostoli sia per tutti un fruttuoso tempo di rinnovamento della fede. Dio vi benedica.

Saluto in lingua slovacca:
S láskou vítam slovenských pútnikov zo Spiša. Bratia a sestry, modlitba ruženca je modlitba spoločenstva. Vytvárajte a posilňujte aj vy toto spoločenstvo modlitby s Kristom, jeho Matkou i medzi sebou navzájom. Matka Ružencová nech vám v tom pomáha. S týmto želaním zo srdca žehnám vás i vašich drahých. Pochválený buď Ježiš Kristus!
Traduzione italiana:
Con affetto do un benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti da Spiš. Fratelli e sorelle, la preghiera del Rosario è preghiera di comunione. Create e rafforzate anche voi questa comunione della preghiera con Cristo e la sua Madre e con i fratelli. Vi aiuti in ciò la Madonna del Rosario. Con questo augurio benedico voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua ungherese:
Isten hozta a magyar zarándokokat, különösen is a hercegszántói és székelyudvarhelyi híveket! Szeretettel köszöntelek titeket! A minap ünnepeltétek Magyarok Nagyasszonya ünnepét. Az Ő közbenjárását kérve szívesen adom rátok és családjaitokra apostoli áldásomat. Dicsértessék a Jézus Krisztus!
Traduzione italiana:
Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi, in particolare quelli provenienti da Hercegszántó e Székelyudvarhely. L’altro giorno avete celebrato la festa della Magna Domina Hungarorum. Chiedendo la Sua intercessione, di cuore imparto a voi ed alle vostre famiglie la benedizione apostolica! Sia lodato Gesù Cristo!

* * *
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto le Figlie di San Giuseppe che in questi giorni hanno celebrato il loro Capitolo Generale. Care sorelle, sull'esempio del vostro fondatore, il Beato Clemente Marchisio, diffondete con rinnovato ardore l'amore per l'Eucaristia, sacramento e vincolo di perfetta carità. Saluto i rappresentanti della Famiglia Domenicana, giunti così numerosi in occasione dell'Ottavo centenario della fondazione del primo monastero domenicano da parte di S. Domenico. Cari amici, formulo voti che questa significativa circostanza contribuisca ad infondere in voi rinnovato fervore spirituale per una generosa testimonianza cristiana. Saluto inoltre la Delegazione del Centro sportivo Italiano e dell'Associazione Calcio Ancona e li incoraggio ad operare affinché il gioco del calcio diventi sempre più strumento di educazione ai valori etici e spirituali della vita. Saluto altresì i fedeli provenienti da San Salvatore Telesino ed invoco su tutti la continua assistenza del Signore.
Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. Domani ricorre la memoria liturgica del Beato Giovanni XXIII. La sua indimenticabile testimonianza evangelica sostenga voi, cari giovani, nell'impegno di quotidiana fedeltà a Cristo; incoraggi voi, cari ammalati, specialmente voi cari piccoli amici dell'Istituto per la cura dei tumori di Milano, a seguire pazientemente Gesù nel cammino della prova e della sofferenza; aiuti voi, cari sposi novelli, a fare della vostra famiglia il luogo del costante incontro con l'Amore di Dio e dei fratelli.

APPELLO
E’ in corso a Ravenna in questi giorni la decima Sessione Plenaria della Commissione Mista Internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme, che affronta un tema teologico di particolare interesse ecumenico: “Conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa – Comunione ecclesiale, conciliarità e autorità”. Vi chiedo di unirvi alla mia preghiera affinché questo importante incontro aiuti a camminare verso la piena comunione tra cattolici e ortodossi, e si possa giungere presto a condividere lo stesso Calice del Signore.

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