sabato 15 settembre 2007

In Hoc Signo vinces (7)

LA CROCE SEGNO DI SALVEZZA
A poco a poco tra le oscure rovine del paganesimo polveroso e decadente, sorgeva un mondo nuovo, tutto “ cruciforme”, bagnato dalla luce pura e corruscante delle dottrine del Vangelo, che faceva sentire in modo soave e misterioso la dulcis praesentia di Colui che dall’alto della Croce, col divino viso coperto di sputi e ferite, aveva lasciato sfuggire dalle sue piagate labbra il grido lancinante che avrebbe echeggiato per i cieli della Storia: “ Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34).
Ora invece, un’ineffabile nota di pace e di giubilo, che proveniva da una fortezza incommensurabile di vittoria, impregnava il progressivo sviluppo della Sposa Mistica di Cristo.
La Croce passò ad essere il centro della Spiritualità cattolica , il segno distintivo dei seguaci di Cristo, il punto verso con cui convergono tutte le aspirazioni, tutti gli amori, tutta la tenerezza e il rispetto dell’anima veramente cristiana.
Da ogni parte il nobile simbolo della Redenzione proietta la sua ombra protettrice, ricordandoci i dolori sopportati con infinita pazienza dall’Uomo Dio a favore della povera umanità immersa nelle tenebre dell’errore, del peccato e della morte, nel medesimo tempo in cui trasmette il moto messaggio di speranza: “ Il Bene vincerà! Io collocherò i tuo avversari a sgabello dei tuoi piedi”.
Con ispirate parole, esclama Sant’Andrea di Creta: “ Se non ci fosse la Croce, Cristo non sarebbe crocifisso. Se non ci fosse la Croce, la vita non sarebbe inchiodata nel legno. Se la vita non fosse stata inchiodata, non sgorgherebbero da ogni parte le fonti dell’immortalità, il sangue e l’acqua, che lavano il mondo. non sarebbe stati cancellato il documento del peccato, non saremmo stati dichiarati liberi, non avremmo fatto prova dell’albero della vita, non si sarebbe aperto il Paradiso. Se non ci fosse la croce, la morte non sarebbe stata vinta e non sarebbe stato sconfitto l’inferno. È dunque, grande e preziosa la croce. Grande sì, perché tramite lei grandi beni sono diventati realtà; e, grazie ai miracoli e ai patimenti di Cristo saranno distribuite tanto maggiori quanto più eccellenti parti. Preziosa anche, perché la Croce è passione e vittoria di Dio: passione, per la morte volontaria di questa stessa passione; e vittoria perché il diavolo è ferito e con lui la morte è vinta. Così, allentate le prigioni degli inferni, anche la Croce è divenuta la comune salvezza di tutto il mondo.”
Questa Croce la vediamo ornare riccamente le corone dei monarchi, brillare con splendore nel petto dei vescovi, presiedere gloriosa le solenni liturgie; la vediamo elevata sopra le torri dei templi, inalberata nelle bandiere militari, piantata nel mezzo di silenziosi chiostri, la vediamo ancora agitata dalle mani instancabili del missionario, caricata sulle affaticate spalle del penitente, baciate dalle labbra tremule del moribondo… In sua lode canta la Chiesa nell’ufficio della Settimana Santa questo bellissimo inno:
O Croce fedele, sei l’albero
Più nobile fra tutti gli altri,
nessuna selva ne produce
uno simile per fiori e frutti.
Dolce legno che con dolci chiodi
Sostieni un dolce peso. (…)

Solo tu, o Croce, sei stat degna
Di portare il riscatto del mondo
e preparare per il naufrago
un porto in un mare così tanto profondo.
Ha voluto l’Agnello immolato
Bagnarti dal sangue profondo.

Una sola Croce! Quando invece nel Calvario ce n’erano tre. Sì, una soltanto, perché di quei tre condannati, uno solo era l’Innocente! Mai è passata per la mente di nessuno l’idea di sollevare una seconda Croce, nonostante San Dismas sia stato canonizzato in vita dalla stessa voce del Salvatore. mai, perché solamente il sangue senza macchia è meritevole di venerazione, cos’ come adorato può essere soltanto quello di Dio. Una solo ha attratto tutti i popoli, una solo ha segnato i tempi e l’eternità!
Uniamoci nell’adorazione della Santa Croce, a Colei che stava in piedi, adorando suo Figlio, in quello strumento di supplizio: Stabat mater dolorosa, juxta crucem lacrimosa. Stiamo dunque, pieni di speranza, raccogliendo le purissime lacrime della Madonna, che sono per noi pegno di fiducia e di certezza di perdono.
Ave, o Croce, nostra unica speranza! Nella Croce di Cristo, e solo in essa dobbiamo confidare. Se essa ci sostiene, non cadremo, se essa è il nostro rifugio, non ci scoraggeremo, se essa è a nostra forza, che cosa potremo temere?

Nessun commento: