sabato 8 settembre 2007

Liturgia della Domenica... XXIII Domenica del To.


XXIII Domenica del T.o.
Anno C
PRIMA LETTURA Sap 9, 13-18;
Sal 89
Fm 9b-10. 12-17
Vangelo Lc 14, 25-33
Chi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò e disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Scelta di fede Scelta radicale
«L’atto di fede in Gesù si realizza e diventa concreto afferrando la realtà dell’uomo in tutte le sue dimensioni, da quella corporea a quella sociale e storica. L’adesione alla sua persona, che si vive nella nuova comunità, ha esigenze radicali e comporta rotture e il sacrificio di realtà e valori tali che la rinuncia ad essi o è un atto di disperazione o rassegnazione nei confronti del senso della esistenza, oppure il dischiudere l’ordine terreno alla realtà di Dio che viene dall’alto come grazia.Rinuncia come atto di fedeLa rinuncia al mondo è un gesto reso possibile solamente dalla grazia della fede nel fatto che Dio in Gesù dona se stesso per grazia al mondo e che questa grazia non può venir strappata né attraverso l’uso e l’impegno nel mondo né attraverso la fuga presi come tali e da soli. In più il mondo come valore positivo lo può lasciare nell’atto di fede solo colui che ha con esso un rapporto positivo» (K. Rahner).Se nel vangelo, come nel brano odierno, Gesù moltiplica gli appelli alla rinuncia, se invita a portare la propria croce e a seguirlo, non è per far evadere l’uomo dal mondo, ma piuttosto per promuovere l’assunzione e la fedeltà alla condizione umana fino in fondo.Mentre l’uomo peccatore tenta di realizzare la felicità cercando di evitare tutto ciò che fa soffrire e tenta di mettere tra parentesi la morte, puntando unicamente su ciò che può offrire la vita presente, il cristiano è invitato dalla fede a guardare in faccia questa vita col massimo realismo. Attraverso la sofferenza ed anche la morte egli dà il suo apporto insostituibile alla riuscita della avventura umana. Se gli capita di conoscere la tristezza mentre il mondo gioisce, in realtà la sua tristezza è fecondità di vita. Egli sa che la morte è la via alla vita. Ma un tale progetto riesce soltanto nel seguire Gesù sotto l’impulso del suo Spirito.Chi ha scelto Cristo è libero sa se stessoPenetrato di amore di Dio, l’uomo viene rimandato ai compiti di quaggiù che egli compie in modo non superficiale e facendo leva sulle proprie risorse umane.Le due brevi parabole di Luca sono un severo avvertimento contro qualsiasi impegno superficiale. Prima di intraprendere una costruzione o una guerra bisogna sedersi a tavolino per fare i calcoli.La fede è qualcosa di radicale e bisogna chiedersi se si è pronti a tutto. E’ la scelta di un uomo maturo che valuta fino in fondo quanto il messaggio cristiano gli propone. Non è fede di convenienza, né desiderio di appartenenza sociologica.«Quando la fede penetra tutti i nostri atti, lo Spirito Santo ci rende sempre più conformi all’immagine del Figlio di Dio, Gesù, in modo da vedere la storia come lui, giudicare come lui, scegliere e amare come lui, sperare come insegna lui, vivere in lui la comunione con il Padre e lo Spirito.Così la fede si fa criterio di giudizio e di azione: cioè capacità di discernere le cose e le situazioni con l’occhio di Dio, e di agire di conseguenza secondo la sua volontà» (CdA, pag. 340).Educare all’autonomia e alla dedizioneUna scelta «matura» di fede esige in particolare autonomia e dedizione, valori tra loro inscindibili. L’autonomia per cui si è se stessi include l’accettazione di se stesso, l’accettazione degli altri, ai quali si appartiene nella convivenza, l’accettazione dell’altro nell’amore e nel matrimonio, l’accettazione del senso dell’esistenza. L’autonomia inoltre implica un progetto di realizzazione di sé che tenga conto di questo contesto ambientale ed una presa di posizione personale che diventa apertura alla dedizione. Dedizione dice capacità di stringere legami con le persone o le cose in modo disinteressato, nel rispetto sia del valore delle persone e delle cose, che della propria dignità. L’educazione alla fede dovrà tenere conto di queste indicazioni. Se non si forma una personalità autonoma nelle relazioni con se stesso, col prossimo e con Dio attraverso la «esperienza», si rischia di compromettere tale crescita.Educazione alla fede è educazione integrale; parte dal rifiuto dei puro apprendimento mnemonico, della cultura libresca, e giunge ad inserire il giovane all’interno della comunità, come luogo di esperienza nell’incontro con Dio. Ma poiché la fede è primariamente dedizione personale, è risposta ad un amore che si manifesta a noi, l’educazione alla dedizione anche umana diventa importante perché abilita a dedicarci a Dio. La famiglia è il luogo ideale per una educazione alla fede. L’amore tra papà e mamma, il donare tutte le proprie energie ai figli aiuta a comprendere l’amore di Dio per noi e a rispondergli concretamente.

1 commento:

åиGEliCå ha detto...

anto ma l'hai fatto davvero tutto tu questo blog? è bellissimo.. bravo.. mi piace molto.. un bacio, angi