sabato 15 settembre 2007

Liturgia della Domenica...XXIV Domenica del T.O

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Anno C


PROPRIO DELLA S. MESSA
tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum
e traduzione italiana delle letture secondo
la traduzione proposta dalle CEI

Domenica 16 Settembre 2007
XVI Domenica dopo Pentecoste

INTRÓITUS

Ps.85, 3 et 5 - Miserére mihi,
Dómine,quóniam ad te clamávi tota
die: quia tu, Dómine, suávis ac mitis
es, et copiósus in misericórdia
ómnibus invocántibus te.
Ps. 85, 1 - Inclína, Dómine, áurem
tuam mihi, et exáudi me: quóniam
inops, et pauper sum ego.
Glória Patri…
Ps.85, 3 et 5 - Miserére mihi,
Dómine,…

ORÁTIO

Tua nos, quaésumus, Dómine, grátia
semper et praevéniat et sequátur: ac
bonis opéribus iúgiter praestet esse
inténtos. Per Dóminum nostrum
Iesum Christum, Fílium tuum, qui
tecum vívit et regnat in unitáte
Spíritus Sancti, Deus, per ómnia
saécula saeculórum.
M. - Amen.

EPISTOLA
Léctio Epístolae B. Pauli Ap. ad
Ephésios, 3, 13-21

Fratelli, vi prego quindi di non perdervi d'animo per le mie tribolazioni per voi; sono gloria vostra. Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.
M. - Deo grátias.

GRADUALE
Ps. 101, 16-17 - Timébunt gentes
nomen tuum, Dómine, et omnes
reges terrae glóriam tuam.
Quóniam aedificávit Dóminus Sion
et vidébitur in maiestáte sua.

ALLELÚIA
Allelúia, allelúia.
Ps. 97, 1 - Cantáte Dómino
cánticum novum: quia mirabília
fecit Dóminus. Allelúia.

EVANGÉLIUM

Sequéntia S. Evangélii secundum Lucam, 14, 1-11

In quel tempo: Essendo Gesú entrato in giorno di sabato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Davanti a lui stava un idropico. Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "È lecito o no curare di sabato?". Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?". E non potevano rispondere nulla a queste parole.
Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: "Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Invece quando sei invitato, và a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato".
M. - Laus tibi Christe.

ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM

Ps. 39, 14 et 15 - Dómine, in auxílium
meum réspice: confundántur et
revereántur, qui quaérunt ánimam
meam, ut áuferant eam: Dómine, in
auxílium meum réspice.

SECRÉTA
Munda nos, quaésumus, Dómine,
sacrifícii praeséntis efféctu: et pérfice
miserátus in nobis: ut eius mereámur
esse partícipes. Per Dóminum
nostrum Iesum Christum, Fílium
tuum, qui tecum vívit et regnat in
unitáte Spíritus Sancti, Deus, per
ómnia saécula saeculórum.
M. - Amen.

PREFAZIO DELLA SS. TRINITÀ

COMMÚNIO
Ps. 70, 16-17 et 18 - Dómine,
memorábor iustítiae tuae solíus:
Deus, docuísti me a iuventúte mea;
et usque in senéctam et sénium,
Deus, ne derelínquas me.

POSTCOMMÚNIO
Purífica, quaésumus, Dómine,
mentes nostras, benígnus, et rénova
coeléstibus sacraméntis: ut
consequénter et córporum praésens
páriter, et futúrum capiámus
auxílium. Per Dóminum nostrum
Iesum Christum, Fílium tuum, qui
tecum vívit et regnat in unitáte
Spíritus Sancti, Deus, per ómnia
saécula saeculórum.
M. Amen.
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PRIMA LETTURA: Es 32, 7-11. 13-14
Sal 50
SECONDA LETTURA: 1 Tm 1, 12-17
Vangelo Lc 15, 1-32
Ci sarà gioia in cielo per un peccatore convertito.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E` tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
commento di Padre Raniero Cantalamessa
Nella liturgia di questa domenica si legge l'intero capitolo quindici del Vangelo di Luca che contiene le tre parabole dette "della misericordia": la pecorella smarrita, la dramma perduta e il figliol prodigo. "Un padre aveva due figli…". Basta ascoltare queste tre o quattro parole perché chi ha un minimo di familiarità con il vangelo esclami subito: parabola del figliol prodigo! In altre occasioni ho messo in rilievo il significato spirituale della parabola; questa volta vorrei sottolineare di essa un aspetto poco sviluppato ma estremamente attuale e vicino alla vita. Nel suo fondo la parabola non è che la storia di una riconciliazione tra padre e figlio, e tutti sappiamo quanto una simile riconciliazione è vitale per la felicità sia dei padri che dei figli. Chissà perché la letteratura, l'arte, lo spettacolo, la pubblicità sfruttano tutti un solo rapporto umano: quello a sfondo erotico tra l'uomo e la donna, tra marito e moglie. Sembra che non esista nella vita altro che questo. Pubblicità e spettacolo non fanno che cucinare in mille salse lo questo piatto. Lasciamo invece inesplorato un altro rapporto umano altrettanto universale e vitale, un'altra delle grandi fonti di gioia della vita: il rapporto padre - figlio, la gioia della paternità. In letteratura l'unica opera che tratta veramente questo tema è la Lettera al padre" di F. Kafka. (Il famoso romanzo "Padri e figli" di Turgenev non tratta in realtà del rapporto tra padri e figli naturali, ma tra generazioni diverse).Se invece si scava con serenità e obiettività nel cuore dell'uomo si scopre che, nella maggioranza dei casi, un rapporto riuscito, intenso e sereno con i figli è, per un uomo adulto e maturo, non meno importante e appagante che il rapporto uomo - donna. Sappiamo quanto questo rapporto sia importante anche per il figlio o la figlia e il vuoto tremendo che lascia la sua rottura. Come il cancro attacca, di solito, gli organi più delicati nell'uomo e nella donna, così la potenza distruttrice del peccato e del male attacca i gangli più vitali dell'esistenza umana. Non c'è nulla che sia sottoposto all'abuso, allo sfruttamento e alla violenza quanto il rapporto uomo - donna e non c'è nulla che sia così esposto alla deformazione come il rapporto padre - figlio: autoritarismo, paternalismo, ribellione, rifiuto, incomunicabilità. Non bisogna generalizzare. Esistono casi di rapporti bellissimi tra padre e figlio e io stesso ne ho conosciuto diversi. Sappiamo però che esistono anche, e più numerosi, casi negativi di rapporti difficili tra padri e figli. Nel profeta Isaia si legge questa esclamazione di Dio: "Ho allevato e fatto crescere dei figli, ma essi si sono ribellati contro di me" (Is 1, 2). Credo che molti padri oggigiorno sanno, per esperienza, cosa vogliono dire queste parole.La sofferenza è reciproca; non è come nella parabola dove la colpa è tutta e solo del figlio... Ci sono padri la cui più profonda sofferenza nella vita è di essere rifiutati, o addirittura disprezzati dai figli. E ci sono figli la cui più profonda e inconfessata sofferenza è di sentirsi incompresi, non stimati, o addirittura rifiutati dal padre. Ho insistito sul risvolto umano ed esistenziale della parabola del figliol prodigo. Ma non si tratta solo di questo, cioè di migliorare la qualità della vita in questo mondo. Rientra nello sforzo per una nuova evangelizzazione, l'iniziativa di una grande riconciliazione tra padri e figli e il bisogno di una guarigione profonda del loro rapporto. Si sa quanto il rapporto con il padre terreno può influenzare, positivamente o negativamente, il proprio rapporto con il Padre dei cieli e quindi la stessa vita cristiana. Quando nacque il precursore Giovanni Battista l'angelo disse che uno dei suoi compiti sarebbe stato di "ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i cuori dei figli verso i padri". Un compito oggi più che mai attuale.
un Grazie particolare va a http://www.zenit.org/index.php?l=italian per l'aiuto servitomi

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